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02 Agosto 2003 |
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Dove hai ceduto, Lene? |
Fonte : VG |
- Mi sento come una quattordicenne al primo appuntamento, che balbetta e non è capace di dire quello che vorrebbe.
LA STRADA DEL RITORNO: Questa settimana Lene Marlin è uscita dal suo guscio. Nervosa, ma sollevata. Tre anni e 185 giorni dopo che si era ritirata. Il successo era diventato maggiore delle sue capacità di gestirlo.
Sorrideva di traverso. Guardò per terra. Era mercoledì sera sul tardi, di questa settimana. Quasi mezzanotte. Era rimasta seduta al tavolo e aveva consumato un paio di birre.
- Sto per farlo. Dannazione, lo sto facendo, disse.
Stava per uscire da se stessa quella notte. Aveva evitato il palco, evitato la città, le persone, se stessa. Per tre anni e 185 giorni. Questa situazione ora doveva finire. Si alzò e lasciò il tavolo, ciondolò in direzione del proprietario del bar, un vecchio amico di Tromsø, prima di dire:
- E' ok se suono qualche canzone? E' probabile che la mia casa discografica non lo apprezzi, è fuori da ogni piano. Ma voglio sul serio...
Si tolse gli occhiali. Andò nella toilette per mettersi il trucco attorno agli occhi. Potevamo studiare come Lene Marlin si preparasse ad incontrare di nuovo il mondo. Adesso veniva avanti, con passi decisi, verso il palco. Come una bomba delicata.
- Ciao, il mio nome è Lene, non ho suonato per nessuno negli ultimi tre anni. Stavo seduta qui in questo bar, e ho pensato...
Respirò
- Non oso guardarvi. Sono così irragionevolmente nervosa. Perciò abbiate pazienza con me. Lo fareste?
Cantò. Lene Marlin cantò quello che aveva dentro.
- "Mi dispiace", cantò. Dopo tre anni e 185 giorni.
Dove ha ceduto? Dove ha perso terreno?
Lene Marlin siede in una stanza, sorridente, beve caffè da una tazza su cui è stampato Quiet Is The New Loud.
- Dove ho perso terreno? Per la verità, sono passate molte cose. Completamente passate. So che stavo di qua e di là. Ma non ricordo. E' tutto buio per me. Se fossi cosciente o meno, non saprei dire. In ogni caso, era una cosa davvero seria. Abbastanza seria da aver impiegato tutto questo tempo. Le cose andavano e venivano senza che io me ne accorgessi. Finchè sono andata a sbattere contro un vero muro.
- E' una malattia? Ansia?
- Una malattia? Non so come la definiscono. Pensavo soltanto: "Ora non sono più capace di far nulla. Non posso farlo più. Basta ora!" Mi sopraggiungevano questi pensieri spiacevoli.
- Quando hai avuto più paura?
- Come ho detto, ci sono molti buchi neri. Non posso distinguere un anno dall'altro. Quando senti che stai perdendo il controllo, è pericoloso, è una sensazione che non è bello avere dentro di te. Mio Dio, ero così preoccupata. Era completamente fuori dal mio controllo. Se avessi potuto dire: "sì, voglio essere una pop star". Ma non volevo questo. Non sapevo di cosa si trattasse. E nessuno attorno a me lo sapeva. Penso che non ne capissimo affatto.
- Sei stata tutelata sufficientemente bene?
- Be', puoi essere preparato quanto vuoi. Non sarà mai lo stesso che esserci dentro. Ma nell'ultimo periodo dei miei impegni di viaggio...
Lene Marlin adesso parla chiaro.
- Sento che avrei dovuto fermarmi prima. Avrei dovuto fermarmi prima.
- Quando?
- No, ma non è colpa di nessuno. Nessuno da biasimare. Puoi attraversare uno o due limiti dentro di te. Ma quando ad un certo momento attraversi l'ultimo, la via del ritorno è destinata ad essere tremendamente lunga. Probabilmente avrei potuto pubblicare un altro album due anni fa. Ma sarebbe potuto essere davvero tragico per me. E per molti altri.
Era la settimana in cui raggiunse e superò il milione di album venduti, quando cominciò a cedere. Oslo Spektrum, 26 Febbraio 2000. Aveva un'espressione esausta. Aveva lacrime agli occhi. Nonostante sedesse lì con quattro premi Spellemann nel suo grembo.
- Chiedo la serenità, per me stessa e mia. Sono così incredibilmente, incredibilmente stanca ora.
Il giorno dopo andò a casa. Era successo soltanto una volta prima d'ora nella storia dell'aeroporto di Tromsø che ad una persona fosse permesso di essere prelevata da una macchina fuori dall'aeroplano. Lene non poteva attraversare gli sbarchi. Il pensiero delle masse, la confusione. Le era stato segretamente organizzato un corridoio nella città natale attraverso un'entrata sul retro, voleva soltanto festeggiare in pace le nozze di suo fratello a casa.
- Il fatto che vengo sempre inseguita, mi spaventa parecchio, dice. Doveva prendersi un mese di vacanza. E' durato tre anni. - Avevo un sogno nella vita, ottenere un contratto discografico. Ora sogno soltanto di un giorno in cui potrò dimenticare tutto. Non vedevo l'ora di pubblicare il nuovo album, ma ora non sono sicura se ne ho il coraggio, disse.
Fu vinta. Non c'erano più vie d'uscita. Finì tutto nello studio dello psicologo.
Ero io soltanto che cercavo aiuto. Se hai un piede rotto, non vai zoppicando in giro su quel piede. Ma se hai un certo ronzio nella tua testa... non hai il dovere di chiedere aiuto? Sono così felice di averlo fatto. E' stata una cosa che mi è venuta del tutto naturale. Senza problemi. Nessun grosso piano. E' così sciocco che sia un tale tabù, questo problema. Di sicuro funziona bene con me, ed è qualcosa che voglio continuare a fare. Perché ne traggo beneficio. E' una valvola di sfogo così importante da avere.
- Di che tipo di aiuto si tratta? E' una terapia di conversazione?
- Be', quale sia l'aiuto professionale richiesto, la gente dovrà immaginarselo da sola. Non ho bisogno di dare informazioni o risposte nette a proposito.
Lene Marlin dice che è stata ferita poche volte. Dalle voci. Dalle parole.
- Ricordo un dibattito in radio. Riguardava me. Era un editore di un giornale che diceva "pretendiamo di sapere perché Lene Marlin non è qui, perché se n'è andata". Pensavo "mio caro, sei un uomo adulto, devi capire che non puoi esigere una cosa del genere". Che uomo triste. Mi sentivo addolorata, mi feriva. Non sono imbarazzata di nulla. Veramente.
Una tempesta stava sorgendo nella vita di Lene Marlin.
- Hai un'aspirina? Ho mal di testa, disse Lene Marlin. Un giorno del 1999. Si tirò giù il cappello sulla testa. Stavano sui tetti e gridavano dai balconi. Lene era stata scortata della polizia verso una città italiana di cui non sapeva il nome. Trattenne il respiro, disse "al diavolo" due volte, e andò avanti.
Lene Marlin fu costretta ad una vita nuova. Prelevata direttamente dalla sua stanza di ragazza a Tromsø.
Aveva appena 18 anni. "Lotta disperatamente per riuscire a mantenere il controllo sulla sua vita", riportò un giornale addirittura la settimana prima che il suo album di debutto "Playing my Game" fosse pubblicato nel Marzo 1999.
- Sono preparata a tutto. Ma sono un'eterna pessimista, disse la ragazza. Un giorno la raggiunse un avvocato munito di un ampio contratto durante la pausa scolastica. Giornalisti venivano in classe senza preavviso.
- Senti di avere controllo sulla tua vita ora, le venne chiesto.
- Ce l'abbiamo mai?, rispose Marlin. Febbraio, la stesso anno scolastico: "La ragazza di Tromsø Lene Marlin sta per salvare l'anno record 1999 - per l'intera Europa", scrive Music&Media, il Billboard d'Europa, a lettere cubitali. Lene Marlin, la ragazza che non è mai stata su un palco. Che non conosceva una singola nota. Era come se il peso delle attese spingesse fuori l'aria dal suo corpo minuto.
- Ho problemi a vedermi con una compagnia come questa.
All'interno della scuola, era stato intervistato il suo professore principale, Hugo Markussen.
- "Andava più veloce dei ragazzi della sua classe. E quando l'insegnamento diventava troppo pesante, suonava delle canzoni per noi, come una terapia per la classe".
E' stato in un tardo pomeriggio dopo le vacanze estive del 1996 che Lene Marlin è stata scoperta. Stava sul bus che proveniva dal centro di Tromsø perché suo padre non aveva trovato il tempo di andarla a prendere. Le era stato permesso di registrare alcune canzoni negli studi dell'NRK. Un uomo la avvicinò sul bus. Il giornalista dell'NRK Egil Pettersen.
Ti ho ascoltata. E mi sono totalmente innamorato di te, disse. Mi permetteresti di mandare il demo della cassetta ad un amico di una casa discografica?
Per Eirik Johansen, Virgin Records, impiegò soltanto mezzo minuto per riconoscere una gemma.
Un anno dopo Lene Marlin suonò alla porta di casa del giornalista dell'NRK Pettersen. Stava sulle scale con un mazzo di tulipani gialli. Per dire grazie.
- Spero che vorrai ringraziarmi anche fra qualche anno. Spero di non aver contribuito a mettere delle restrizioni su qualcosa di cui non saresti più tanto felice in futuro, disse.
Non sapeva che bersaglio aveva appena centrato.
- Divenni insicura. Se sorridevo alla gente, avevo paura che pensassero che fossi così felice. Se non sorridevo, aveva paura che pensassero che fossi arrogante, spiega.
"Me piccola", chiamava se stessa. 160 centimetri. - Sono una piccola ragazza di 18 anni interessata a cose simili a quelle di ogni altra diciottenne. Diventare una diplomata, completare la scuola e guardare "Mandagsklubben" (Il Club del Lunedì) in Tv. L'unica cosa che voglio è divertirmi. E non voglio parlare di testi, politica, religione e... amore.
Voleva avere il controllo sulla sua vita, sulla creazione della musica, su quello che veniva detto da lei e su di lei. Quelli del suo ambiente dicevano che poteva essere dura come la roccia. Che era una patita del controllo. A quel tempo, Lene Marlin era capace di camminare adagio nella sua stanza d'hotel a Oslo, accendere tutte le luci, controllare i ripostigli, guardare sotto il letto, nel bagno, è una brutta abitudine quella che ha, disse, avendo paura che possa esserci qualcuno lì.
Sembra tutto così distante, disse. Lene Marlin lo ripeteva come un mantra. Stava seduta sul gigantesco The Point in Dublino. Sedeva e teneva fermamente la statuetta di MTV che aveva ricevuto come Best Nordic Act. Lì, fuori nei corridoi, Bono le strizzava l'occhio. La circondarono, i giornalisti.
- Sei più felice ora di prima?, chiese un italiano.
- Bé, quando siedi da sola in una stanza d'hotel in Spagna, e hai lavorato per 32 ore in due giorni, desidereresti soltanto di essere a casa. O sedendo in una stanza a Zurigo una domenica pomeriggio, parlando coi miei amici a casa prima che loro escono, mentre io devo andare a letto perché siamo diretti verso un'altra nazione alle 5 di mattina del mattino successivo...
A Natale di quell'anno, nel 1999, Lene Marlin aveva guadagnato quasi 21 milioni di corone. L'anno prima era registrata con entrate per 22.900 corone.
- Ho preso decisioni che non pensavo di dover prendere finchè non fossi arrivata ai 30 o 40 anni.
Stava diventando una cosa sempre più grossa. Lene Marlin fece la sua prima apparizione al n.6 della classifica inglese.
- Oh mio Dio. Ora siamo in Coppa Campioni, gridò il direttore della casa discografica, Johansen.
- Non oso fare previsioni di alcun tipo sul futuro, ma credo che in molti modi le cose stiano parlando da sé. Potremmo averla spedita attorno alla terra per un anno. Sono completamente matti per lei, commenta.
Perfino gli editoriali nei giornali erano su Lene Marlin adesso.
"Possiamo solo aspettare eccitati il prossimo limite che supererà. Non ci sono più barriere per lei".
Comunque, era esattamente quello che succedeva.
Perché tutti si battevano per lei adesso.
"Lene Marlin ha un team di supporto che non si preoccupa d'altro che di mungere la mucca che avevano messo di sorveglianza", strillava il giornale locale Nordlys in un editoriale, dopo aver ricevuto un "no" ad una richiesta. "Il suo team di supporto è diventato un team di rifiuto. Sembrerebbe che l'abbiano messa in un acquario, dov'è tenuta distante dal mondo reale". Anche per l'NRK Troms si era incrinato, dopo che i suoi manager avevano detto di no ad una sua apparizione nello show televisivo "Sommeråpent".
- Scusa mediocre. L'abbiamo scoperta noi, reclamava l'NRK.
Lene non era più un cigno, ma uno passero tra gli avvoltoi. Hans Olav Grøttheim, la mano destra di Lene e il padre musicale alla Virgin, ha potuto alleggerire un po' la pressione questa settimana.
- Non ci sono molti editori a cui non ho detto di andare al diavolo in questi anni. Ho un sacco di brutte cose da dire sul modo in cui i media hanno trattato Lene Marlin.
- Sii felice e non preoccuparti di quello che gli altri dicono su di te, aveva tentato di rassicurarla alcuni mesi prima la stella delle ex Spice-Girls Mel C. A quel tempo Lene Marlin a malapena sapeva dove viveva.
Potevo trovarmi spesso in un aereo senza sapere dov'ero diretta, ci disse.
Poteva accadere che visitasse 29 città in due settimane.
- Non penso sia la gente a deludermi, penso sia io a deludere me stessa. Qualcuno tirò fuori queste relazioni con il suo luogo di nascita. Per dimostrare quanto assurdo fosse tutto ciò. Era cresciuta nell'appartamento al piano interrato di una casa blu molto all'interno dello stretto fiordo di Ulls, presso Stordalstrand, dove ci sono sei case e non si prendono i cellulari.
Nel sedile posteriore di una macchina che correva attraverso le strade di Tokio, nel maggio 1999, mormorò:
- Non penso che mi abituerò mai a questo tipo di vita.
Adesso guadagnava circa 92.000 corone al giorno. Mentre Marlin sedeva nella stanza di un hotel leggendo roba di legge, il contatore della tariffa per i diritti d'autore scorreva.
Lei era soltanto Lene M. Pedersen. Una semplice ragazza di sobborgo che giocava un po' a calcio e praticava tae-kwon-do, e a cui piacevano giochi rudi sulla Playstation e film con Nicholas Cage, e che collezionava orsacchiotti. Un'anima sensibile, una bambina graziosa nel mondo del pop. La giovane ragazza era stata come un bollitore sotto pressione, ribollente di musica non liberata. Adesso ha tirato di nuovo tutto fuori.
Lene Marlin siede lì, parlando veloce, sembra che non riesca a tener fissi gli occhi su qualcosa, vagano prima di colpire. Ed è allora che fa questo piccolo discorso:
- Sì, non sono un politico, non sono un sovrano, non sono tornata per dominare la nazione. Sto soltanto per fare un po' di musica. Non più idolo. Non distribuirò tasse, soldi o strade, non mi assumerò responsabilità. Ecco perché ho problemi qualche volta. La gente mi dice che devo accettare qualche curiosare nella mia vita. Ma no, non voglio accettarlo. Incidentalmente, sono ingenua adesso?
- No...
- Bene.
Lene Marlin ride forte e poi dice Grazie.
Traduzione in italiano a cura dello staff di Lene.it
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