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11 Settembre 2005 |
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In a moment - Intervista di Ullrich Maurer |
Fonte : Gaesteliste.de |
La Norvegia non sarà una grande nazione sul piano musicale, ma ci sono tuttavia delle realtà da tenere d'occhio. Tutti si conoscono, e si
danno una mano l'un l'altro.
Ecco che non sorprende trovare ad esempio nella band di Lene Marlin Tor Egil Kreken e David Wallumrod della band di Maria Solheim, mentre
Frederik, il fratello di David, suona la batteria nell'album di Lene.
'Beh sai, Tor Egil suona per molte band', spiega Lene. Tuttavia non si registrano sviluppi nelle collaborazioni, perché Meria Solheim e Lene
Marlin hanno molto poco in comune. Mentre Maria fu scoperta grazie alla suo flok ostinato, Lene si trova più a suo agio nel pop - sebbene
per entrambe l'aspetto autorale sia di primaria importanza.
Ad appena 17 anni, nel 1999, Lene pubblicò il suo primo album, 'Playing My Game', e si prese in seguito un periodo di pausa per completare
gli studi; in seguito pubblicò 'Another Day', un album di stampo prettamente cantautorale dalle atmosfere caratteristiche, decisamente più
maturo. Il suo nuovo lavoro, 'Lost In A Moment', suona come qualcosa di ancora diverso - sonorità più rock, più ottimismo rispetto ai
riflessivi predecessori - sviluppato sotto la sua direzione, alle spalle (o quasi) della casa discografica, che tuttavia non ha esitato a
promuovere subito il nuovo lavoro di Lene (la quale è sempre stata una million-seller).
'Il fatto è, quelli con cui ho lavorato sono stati gli StarGate - tre produttori norvegesi di fama internazionale - e in realtà sapevamo
esattamente cosa volevamo', confida Lene. 'Inizialmente non era affatto in programma di realizzare un album, ma ci siamo intesi così bene da
subito, che decidemmo che era il momento di provare, senza pressioni da nessuno. Abbiamo pensato: se manteniamo il segreto, possiamo
lavorare così a lungo'.
Ora è così, il nuovo materiale ha un sound diverso dagli album precedenti: se prima tutto era avvolto da raffinate sfumature sonore da cui emergeva
la malinconica voce di Lene, il nuovo lavoro appare più trasparente, più aperto, più diretto (anche se comunque meno immediato e
banale dell'album di debutto, orientato nettamente sul pop). Che cosa ha portato a questo rinnovato stile? Con 'Another Day' d'altra parte,
Lene sembrava aver trovato una strada praticabile.
'Come ho detto, non avevo programmato questo album, per niente', ride Lene. 'E' successo e basta, ed è stata una sorpresa per me. Questo è il
mio terzo album, e in ogni disco ho lavorato con dei diversi produttori. Questo non tanto per una mia voglia di cambiare, quanto per un
desiderio di cooperare con persone diverse. E se la chimica funziona, se si sente che insieme si può fare della bella musica, questa è la
cosa importante'.
- Chi sono questi StarGate?
'Possono vantare di aver piazzato molte hit nelle Top 10 in Inghilterra e negli Stati Uniti', considera Lene. 'Hanno lavorato con Mariah
Carey, Mary J. Blige, Blue e molti altri, e comunque vengono dalla Norvegia. Uno di loro è un amico di un mio amico, è così che siamo
venuti in contatto'.
- Come hanno contribuito al disco?
'Io scrivevo le musiche e i testi', racconta Lene. 'Diedi loro le canzoni che suonavo e spiegai loro cosa ne volevo fare, e sentii che la
pensavano come me, quando le suonavo alla chitarra. Penso che abbiano inteso subito cosa volevo, e alla fine ci siamo trovati
d'accordo su ogni punto; questo ha contribuito all'ispirazione. Si sono occupati anche dei musicisti e della fotografia. Come ho detto,
la casa discografica non doveva sapere niente. Forse il fatto che gli stessi StarGate siano degli autori ha aiutato. In più, non avevo un
piano, non era necessario. Non ho avuto neanche bisogno di spiegare troppo il mio punto di vista: se suonavo una canzone, sapevano subito
cosa c'era da fare: un violoncello qui, delle chitarre elettriche qua, eccetera.'
- Qual è la differenza tra gli inizi e, per esempio, l'ultimo disco?
'Questo è difficile dirlo, perché penso che per me sia in realtà un processo naturale: una persona cresce e fa delle nuove esperienze. Io so
che non scrivo più le stesse canzoni di prima, quando avevo 17 anni, ma non ci penso troppo. Gli altri possono comunque rintracciare le
differenze, no?
- Il nuovo album appare un po' più positivo, più gioioso del precedente, non è vero?
'Beh, non era stato programmato, ma è andata così. Forse perché è stato così bello e divertente realizzarlo?'
Mentre le canzoni scorrono, si ha la sensazione che Lene canti molto di se stessa. 'Oh, molte persone lo credono', interrompe Lene. 'Ma non è
così. Se uno dovesse cantare ogni volta di sé, rimarrebbe ben presto a corto di argomenti. Una cosa meravigliosa dello scrivere canzoni è
proprio che si può scrivere in pratica di qualsiasi cosa, no? Per esempio, mi ha ispirato l'ambiente in cui lavoravo - le persone che mi
circondavano - e anche la mia vita. Ma non come la gente può pensare. Se dico 'Io' nelle mie canzoni, non si tratta necessariamente di me.
Una canzone è come una discussione con qualcuno. E la più grande soddisfazione per me è quando mi sento dire: "Capisco le sensazioni di cui
canti". Cerco di spaziare in diverse situazioni. E non racconto mai di cosa trattano le mie canzoni.'
- Chi sono i personaggi che Lene crea allora?
'Se per esempio sto leggendo un libro, mi figuro sempre la scena, anche se magari non ci faccio troppo caso. Ecco, è
esattamente lo stesso quando scrivo una canzone: può essere presa da una scena di un libro o di un film, o da qualcosa che è successo,
immaginandomi magari come io o un mio amico ci saremmo comportati in quella situazione, e ricavandone un testo'.
- Che cosa libera l'ispirazione per scrivere una canzone?
'Essere ispirati', Lene risponde subito. 'E poi devo essere in grado di scrivere. Ma è qualcosa che non posso forzare, non funzionerebbe.
Però posso scrivere ovunque: a casa, in aereo, ovunque. La cosa importante è la gioia di scrivere. E' una cosa che amo fare, passo anche
tre o quattro ore al giorno a scrivere o a cantare. E oggi, nella mia posizione, in cui posso raggiungere la gente e vedere le loro reazioni,
questo è ovviamente molto più forte rispetto a quando ho iniziato a scrivere. Se posso portare della gioia con la mia musica, far
piangere qualcuno, o anche scardinare una qualche altra sensazione, allora sono sulla strada giusta. Questa è la cosa più bella della
musica'.
- Qual è la parte migliore di una vita nella musica?
'Ce ne sono molte', dice Lene. 'Può essere la registrazione delle canzoni in studio, oppure suonare dal vivo, o magari la promozione, poter
parlare dela mia musica, per quanto ci sia un po' questo luogo comune che gli artisti odino farlo. Per me non è così, perché sono fortunata
e orgogliosa del mio disco, e mi piacerebbe poterne parlare. Dipende sempre da come certe cose vengono prese. Nel momento in cui in tutto questo non si
trova più un motivo di divertimento, allora mi viene paura. E questo mi è successo col primo album: si era arrivati a un punto
in cui la musica non interessava più. E così mi sono presa un lungo time-out. Ho finito le scuole e ho viaggiato, facendo qualche
esperienza, e riposando un po'.'
- Che cosa della musica influsce su Lene?
'Sorprendentemente poche cose', Lene esita un attimo. 'Non presto attenzione agli aspetti tecnici della musica. Alcuni dei miei amici mi
dicono sempre "Ascolta la linea del basso", o "Senti come hanno campionato la voce". Io non ci riesco. Naturalmente sono cresciuta con la
radio. Non ho mai avuto una gran collezione di dischi, o cose così. Se devo essere sincera, a volte non so come ho fatto a diventare una
musicista.'
- Una grande cosa che Lene oggi sappia quello che vuole.
'La musica guida se stessa', Lene svicola, 'una canzone in un certo senso te lo fa capire come vorrebbe essere suonata. E' una cosa che
capita durante il processo. Se sento una melodia in testa, e ci scrivo un testo, in genere non è per niente chiaro neanche a me cosa devo
fare. Capita e basta.'
- Okay... in definitiva, che strada senti che prenderai?
'Mi vedo una autrice, in via definitiva', Lene spiega. 'Il mio progetto è quello di scrivere più musica e canzoni per altri. Semplicemente perché ritrovo una tale gioia nel farlo... Per esempio, ho scritto un paio di canzoni per la cantznate norvegese Sissel. Forse ne avete sentito parlare: era la
voce della colonna sonore del film "Titanic"'.
- C'è tempo per un'altra domanda: sul sito web norvegese di Lene, www.lene-marlin.no, sono pubblicate diverse recensioni del nuovo album,
pressochè tutte negative. Come si rapporta Lene con queste critiche?
'Raramente leggo le recensioni', confessa. 'Ho notato che a volte questa gente scrive in modo tale che mi viene da chiedermi se hanno
ascoltato lo stesso disco che ho ascoltato io. E poi è l'opinione del singolo autore. Perdipiù non è che con i precedenti album abbia ricevuto
delle critiche entusiaste, al contrario: mi ricordo sempre una recensione sul mio primo album in cui l'autore profetizzava che non avrei
venduto una copia fuori dalla Norvegia - e poi ne vendetti quasi due milioni. Probabilmente è stato allora che ho imparato che non dovevo
interessarmi più di tanto di quello che scrive la critica: lasciamo decidere ai fans. Per quanto riguarda le recensioni negative sul sito,
io non ho nulla in contrario, non voglio certo enfatizzare le recensioni positive e nascondere sotto il tappeto quelle meno buone. Ho
anche le impressioni dei fans. E mi rende felice sentirli dire che a loro l'album piace - anche se ai critici no.'
- Vedremo Lene Marlin presto in tour?
'A essere sincera, non lo so', dice Lene. 'Devo prima completare la promozione, e c'è ancora un viaggetto in Asia da fare. Se poi ci sarà un
tour, non lo so, non posso darlo per certo al momento. In ogni caso, sarei in tour con la mia band.'
Trascritto da Tef Johs @ lene-marlin.no
Traduzione in italiano a cura dello staff di Lene.it
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