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22 Giugno 2006 |
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Cavallucci marini in salamoia |
Fonte : www.tagblatt.ch |
I Lovebugs presentano di nuovo un vero lavoro in studio dopo la loro escursione Unplugged. «In Every Waking Moment» contiene, al posto di suoni scarificati, tappeti di sound avvolgenti, opulenti. Una conversazione col cantante Adrian Sieber.
- Il vostro nuovo album è l’opposto dell’album-unplugged «Naked» - pieno di sontuose pareti di suoni.
Adrian Sieber: All’apparenza è totalmente diverso da «Naked», è vero. Ma non abbiamo mai registrato così pochi strumenti come su questo album. Il sound è sì ampio, ma la strumentazione ridotta. Nel suonare unplugged abbiamo imparato ad ascoltarci in modo diverso. D’altra parte è anche normale così, che dopo l’avventura acustica ci è tornata voglia di stimolare il nostro altro lato, spacchettare di nuovo i sintetizzatori e rinfoderare gli strumenti.
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- I fluttuanti tappeti di sound si attagliano bene alla malinconia nelle melodie.
Sieber: Sì, definirei «In Every Waking Moment» un album notturno. È un lavoro in cui bisogna immergersi e lasciarsi inebriare. Per questo ha bisogno dell’oceano come suono.
- I suoi nuovi testi parlano di solitudine e notti insonni. Lei è però da alcuni anni un felice padre di famiglia. Come si conciliano queste cose?
Sieber: Ho la mia famiglia e la mia band – al di fuori di questo nient’altro, perché non c’è posto per altro. Questa situazione solleva domande esistenziali, anche se di massima sono felice.
- Ma la vita come uomo di famiglia e come Lovebug è conciliabile?
Sieber: Certamente – ma non ho neppure altra scelta. I Lovebugs sono una comunanza di destini. Non possiamo semplicemente sciogliere la band e poi cercare un nuovo posto come nella normale vita lavorativa. Ci siamo decisi per questo percorso e siamo legati assieme nella buona e nella cattiva sorte. E la stessa cosa vale per una famiglia.
- Recentemente avete pubblicato «Naked» in Taiwan con una casa discografica taiwanese. In seguito i Lovebugs sono andati lì per un tour promozionale. Cos’ha portato il viaggio – a parte pubblicità in Svizzera?
Sieber: È stata un’esperienza incredibile, vedere nella camera d’albergo uno spot tv suoi Lovebugs, farsi massaggiare a telecamere accese o dover bere in uno show televisivo un liquore con cavallucci marini in salamoia. Siamo stati trattati come delle rockstar ed eravamo accolti davvero in modo eccezionale. Il viaggio ci ha però anche aperto le porte del mercato asiatico. «Naked» vende già molto bene a Taiwan. Adesso siamo ansiosi delle reazioni al nuovo album.
- Avete anche dato concerti a Taiwan. Com’era il pubblico?
Sieber: La gente ha reagito in modo del tutto assurdo. Durante le canzoni i fans impazzivano. Facevano chiasso e accompagnavano. Ma quando le canzoni erano finite, regnava un assoluto silenzio, come se nulla fosse successo. Ma anche lontano dal palco la mentalità era completamente differente che da noi: quando abbiamo festeggiato con un paio di persone un compleanno nella band, per un’ora si è scatenato un inferno. I taiwanesi bevevano tutto quello di cui erano capaci – e dopo un’ora se ne sono andati tutti a casa. Abbastanza storti.
- Facciamo un salto da Taiwan alla Norvegia: da lì proviene Lene Marlin, che ha cantato «Avalon» insieme a voi. Come si è arrivati a questa collaborazione?
Sieber: Seguo la carriera di Lene Marlin già dal suo primo hit «Sitting Down Here». Quando ho scritto «Avalon» ho trovato che la canzone reclamava la sua voce elfica. Così ho contattato il suo management. È venuta a Zurigo e dopo una notte trascorsa gozzovigliando abbiamo registrato il canto. È stato bellissimo.
- E adesso i Lovebugs conquisteranno anche il mercato norvegese oltre a quello taiwanese.
Sieber: La collaborazione ci sarà sicuramente utile. Lene Marlin ha pur sempre venduto molti milioni di dischi. E ha promesso di far circolare la registrazione.
Intervista: Marko Lehtinen
Traduzione in italiano a cura dello staff di Lene.it
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