T O P I C R E V I E W |
Marko |
Posted - 28/03/2003 : 12:12:53 E' un articolo uscito questa settimana su "Sette". E' lungo ma leggetelo, credo che ci interessi tutti. Ho deciso di riportarlo perché mi ricorda Lene e la particolarità delle terre e della musica nordica, nonostante in tutto l'articolo aleggi una sottovalutazione di questa musica negli anni passati e nonostante lo sgarro imperdonabile che sono riportati praticamente tutti i nomi, anche i meno importanti, tranne quelli di Lene e di Sissel.
C’è del caldo in Scandinavia. Ed è un caldo d’esportazione di cui pare non riescano a fare a meno festival musicali, redazioni di giornali specializzati, radio e televisioni di tutta Europa. Con tanto di riverbero nelle classifiche dei dischi. Eccoci di fronte a un’autentica armata di band, autori e autrici dal profondo Nord, variopinta negli stili ed eterogenea nelle influenze che, a furia di pregevoli album, ha avuto il merito di inserire nella mappa della musica una penisola fino a oggi ai margini del business discografico, fatti salvi gli Abba e i tormentoni che hanno ballato una sola estate, dagli A-ha agli Aqua, passando per gli Europe. E di questa nuova scena musicale scandinava è appena uscita Nordica, una compilation (“impreziosita” da alcune voci anglosassoni, tra cui Nick Drake, Richard Ashcroft e Portishead) che, nelle parole di Alessandro Valenti, compilatore del disco, “cerca di assemblare musicisti all’avanguardia quanto a ricerca sonora con artisti di orientamento più popolare che già godono di un buon seguito, mettendo insieme diversi generi musicali, dal folk alle varie facce dell’elettronica, dal pop alla dance, dal rock alle ballate acustiche, in uno stile pacato evitando ogni estremizzazione. Il Nord Europa oggi è ricchissimo di talenti che con naturalezza uniscono lo spirito della terra da cui provengono alla musica inglese dei Beatles in poi, creando sonorità dolci e rarefatte ma allo stesso tempo ipnotiche e malinconiche”. E se oggi fiordi, tundre, geyser, soli di mezzanotte e mondo delle saghe ci consegnano un panorama musicale di tutto rispetto è (anche) perché dieci anni fa quel folletto bizzarro che corrisponde al nome di Björk partì da Reykjavik per andare a conquistare nientepopodimeno che Londra. Una delle più eclettiche autrici del nostro tempo che, dopo aver dato la voce ai Sugarcubes (il cui primo album, Life’s Too Good, vendette più di un milione di copie in tutta Europa e il cui singolo Birthday venne eletto da Melody Maker quale canzone dell’anno), ha intrapreso una più che consacrata carriera da solista, sfuggendo a ogni possibile etichetta. Un’anguilla che esplora con originalità jazz, musica popolare, dance, techno, beat dando alle composizioni i più insoliti vestiti, dalle orchestrazioni ariose agli arrangiamenti più scarnificati. Il suo album d’esordio, Debut, vince due Brit Awards e arriva nelle case di più di tre milioni di fan. E nel 2000 la signora si prende anche il gusto di vincere a Cannes la palma di miglior attrice per Dancing In The Dark di Lars Von Trier e di ricevere una nomination all’Oscar per la miglior canzone con I’ve Seen It All, duetto con Thom Yorke dei Radiohead. Dato a Björk il titolo di Musa carismatica, i Sigur Ròs sono la “next big thing”, come scrive la stampa inglese, la futura punta di diamante. Anche loro sono islandesi, sono la band preferita da Radiohead e Brad Pitt (N.d.R.: e che ce frega?) La loro musica è intrisa di una suggestione del tutto particolare, capace di galleggiare tra estasi e malinconia, inquietudine e distensione con lunghe suite strumentali calde e armoniche. E anche dal punto di vista del linguaggio la ricerca dei ragazzi di Reykjavik pigia sul pedale della sperimentazione. Nel loro ultimo album (intitolato ( ) e con brani senza nome) cantano in una lingua immaginaria (l’Hopelandish), priva di metrica e caratterizzata dall’uso della voce come strumento aggiunto che crea fonemi in libertà. Dei Sigur Ròs va peraltro ricordato il video di Svefn-G-Englar, uno dei più belli di questi ultimi anni: su un grande prato dai colori forti, e un cielo che più bianco non si può sullo sfondo, un gruppo di ragazzi down vestiti da angeli balla tenendosi per mano. La telecamera parte da lontano e stringe lentamente su di loro evidenziando il sereno fluttuare di questi giovani che danzano in perfetta sincronia e chiude su un tenero e appassionato bacio a cui si concedono due dei protagonisti. Più tradizionalisti invece i norvegesi Kings of Convenience. Definito con un po’ di approssimazione i “Simon & Garfunkel della Scandinavia”, il duo di Bergen (Erik Glambek Bøe ed Erlend Øye) è una delle espressioni migliori di quello che il New Musical Express ha battezzato come New Acoustic Movement. Artefici di live show divertenti e coinvolgenti, le loro ballate folleggianti delicate e intime non disdegnano il richiamo a suoni che provengono dal Brasile o le coloriture swing. E le loro melodie semplici e immediate non nascondono un certo impegno politico. Due anni fa hanno suonato all’ambasciata norvegese di Londra in occasione del centenario del premio Nobel e con la loro Winning A Battle, Losing A War hanno ricordato la tragedia dell’11 settembre. In seguito hanno marciato contro gli attacchi americani in Afghanistan e annullato il loro tour negli Stati Uniti per protestare contro la politica estera di George Bush jr. Un mondo fantastico caratterizzato da paesaggi visionari e dimora di storie dal taglio psicologico e invece nei testi di Anne Marie Almedal che, strappata agli studi teologici, ha preferito diventare la fatata voce dei Velvet Belly, gruppo anch’esso norvegese molto vicino al mondo dei “colti” Cocteau Twins. Sei dischi alle spalle di cui l’ultimo (Lucia) è un vero e proprio gioiellino di bellezza sonora, sempre in bilico tra ballate malinconiche e racconti fiabeschi ora sorretti da lievi archi ora da martellanti tamburi. E, al di là di Björk e della Almendal, bella agguerrita è la pattuglia femminile con Emiliana Torrini, madre islandese e padre italiano, dalla voce suadente e dalle melodie raffinate con sfaccettature trip-hop (la particolare composizione elettronica la cui cadenza ripetitiva e pacata dà un effetto ipnotizzante); Anja Garbarek, islandese (figlia del celebre sassofonista Jan Garbarek), dal cantato etereo e lirico che tuttavia alla lunga può risultare un po’ soporifero; Stina Nordenstam, svedese, una chanteuse capace di passare da armonie celestiali a una corposa rilettura della famosa People Are Strange dei Doors. E la cui Little Star fa parte della colonna sonora dei Romeo+Juliet, il film con protagonista Leonardo DiCaprio. E il resto? Il catalogo è molto lungo. E prevede Röyksopp (vincitori di un premio agli ultimi MTV Europe Music Awards e autori di funk e musica elettronica per necessità perché “a Trømso fa molto freddo e così abbiamo sentito il bisogno di scaldarci (N.d.R.: dove l’ho già sentita questa?!) con ritmi afroamericani”), Sondre Lerche (cantautore affascinato dalle orchestrazioni di Burt Bacharach, che usa per divagare tra pop inglese degli anni Sessanta e bossanova brasiliana), Leaves (sui quali il critico Dan Cairns del compassato Sunday Times ha affermato che presto potrebbero avere il mondo ai loro piedi), Mùm (due ragazzi e due sorelle gemelle dall’Islanda che firmano un pop melodico di grande atmosfera e per niente convenzionale), Madrugada e D.A.D. (rispettivamente norvegesi e danesi, entrambi “troppo poco casalinghi” per entrare nell’orbita di Nordica), il pop degli svedesi Kent. E il pozzo continuerebbe a offrire tante chiare, fresche e dolci acque. Per carità, fuori luogo il solo chiedersi se la terra di Ibsen, Strindberg, Munch e Bergman (ma anche del pittore Johannes Kjarval e del giallista Henning Mankell) abbia partorito futuri classici. Ma intanto, se abbiamo bisogno di scaldarci il cuore, fate una capatina nel gelo del Nord dell’Europa può risultare più sensato del previsto.
Corrado Ori Tanzi
Of course I am hoping to continue on as a music artist. I have written all the songs for the next album, and am looking forward to beginning the recording process. How the new album is accepted, no one knows. I feel I have already accomplished more then one should ever be able to dream about. What I know for sure is I need a long holiday after this. The past year has been wonderful but draining. [Lene Marlin - 25 Feb. 2000]
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2 L A T E S T R E P L I E S (Newest First) |
Danies |
Posted - 31/03/2003 : 09:56:53 Rispondo in ritardo ma questo articolo l'ho letto anche io giovedì mattina su Sette. Di Lene neanche l'ombra.... In fondo parlavano di Röyksopp e Tromsø e quindi Lene potevano menzionarla! Peccato...
Ciaooo Danies
Lene Marlin, The Northern Light
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Mari |
Posted - 28/03/2003 : 18:39:10 Ammetto di averlo letto alla veloce, ma Lene manko la menzionano? :((
By Mari.
ANOUK - GRADUATED FOOL OUT 03/03/03....VALE LA PENA!!!!! http://utenti.lycos.it/anoukitalia/anouk.htm |
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