T O P I C R E V I E W |
Marko |
Posted - 23/03/2005 : 16:08:12 Da “Famiglia Cristiana” N.12 del 20 marzo 05:
L’arcivescovo di San Salvador ucciso nell’80 ROMERO MARTIRE L’omicidio 25 anni fa durante la Messa, dopo un’omelia di denuncia della repressione. La causa di beatificazione lo riconosce: fu assassinato “in odio alla fede”.
Il 24 marzo di 25 anni fa, monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, veniva assassinato durante la Messa. Era un lunedì. Nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza, Romero aveva appena terminato l’omelia, incentrata sulla parabola evangelica del chicco di grano che muore per dare frutto, quando si udì uno sparo e l’arcivescovo stramazzò a terra nel suo sangue. Monsignor Gregorio Rosa Chavez, oggi vescovo ausiliare di San Salvador, 25 anni fa era rettore del seminario e molto amico di Romero. Ricorda che il cerchio si stava stringendo attorno all’arcivescovo a causa delle coraggiose e dettagliate denunce che ogni domenica faceva della repressione inflitta al popolo dall’oligarchia e dalle forze armate. “Domenica 23 marzo 1980”, dice monsignor Rosa Chavez, “l’arcivescovo supplica, intima ai soldati di mettere fine alla repressione. Io avevo l’abitudine di ascoltare le sue omelie domenicali, diffuse dalla nostra radio, mettendomi con carta e penna nel mio ufficio di rettore del seminario. Quando ascoltai quelle parole piene di forza, sussultai e pensai: “Questa è la sua sentenza di morte”. Il mio presentimento si concretizzò il giorno dopo”.
Per il venticinquesimo anniversario dell’uccisione di Romero si svolgeranno celebrazioni a San Salvador, a Roma e in altri luoghi. […]
”A San Salvador, il ricordo di Romero è stato offuscato per anni”, afferma monsignor Rosa Chavez. “Ma dopo il 2000, quando vi furono straordinarie celebrazioni per il ventesimo anniversario della sua uccisione, il popolo è andato recuperando la memoria. Bisogna capire che siamo stati molto divisi a causa della guerra interna, e si sa che la guerra è la massima rottura del tessuto sociale. Le ideologie hanno marcato la gente e prodotto disinformazione, tanto che molti pensavano che Romero fosse stato ucciso per ragioni politiche e non come pastore che difendeva il suo popolo. Quando il Papa venne a trovarci la seconda volta, nel febbraio 1993, noi vescovi di San Salvador scrivemmo che egli visitava un Paese che aveva firmato la pace, ma che non viveva quotidianamente la pace. Indicavamo tre segni di conflitto: l’aumento della povertà, la disoccupazione crescente, la violenza che genera insicurezza”. Per passare a una vera riconciliazione, secondo Rosa Chavez sono necessari tre passaggi. “Anzitutto bisogna cercare la verità sul passato conflitto. Ma si ha paura di questa ricerca. Anche la gerarchia cattolica, nella sua maggioranza, pensa che non sia il caso di riaprire le ferite. Ma le ferite sono ancora aperte: bisogna curarle bene perché guariscano. Dopo la verità, c’è bisogno di fare giustizia. Ultima tappa, il perdono”. Monsignor Gregorio Rosa Chavez è convinto che la testimonianza di Romero aiuti i salvadoregni a intraprendere il cammino d’una vera pacificazione. “Sono anche convinto”, aggiunge, “che tale testimonianza acquisterà maggiore efficacia con la beatificazione del martire Romero. Spero avvenga presto”. Avverrà presto? Giriamo la domanda al vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, postulatore della causa di beatificazione di monsignor Romeo. “La causa di beatificazione”, risponde, “ è a una svolta positiva. Dopo il passaggio alla Congregazione per la dottrina della fede, la causa ha ripreso il suo cammino ordinario per giungere alla conclusione che Romero è un martire. Abbiamo prove documentarie che è stato ucciso per odio alla fede, non per ragioni politiche”. - È normale che in una causa di martirio intervenga la Congregazione per la dottrina della fede? “È abbastanza eccezionale, ma lo si può comprendere nel caso di un testimone eccezionale come Romero, il cui archivio comprende 60.000 carte. Sono state esaminate migliaia di omelie e il risultato è che in Romero non c’è mai stato alcun errore dottrinale. Lo sapevo già, ma ora la certezza è inoppugnabile”. - Quale il prossimo passo? “Ci sarà la preparazione, da parte del postulatore e della Congregazione per le cause dei santi, di due volumi: uno che riassume il processo diocesano e l’altro che difende la tesi del martirio per odio alla fede. Sono praticamente pronti. Se ne desume che in quegli anni in San Salvador c’era un clima di persecuzione contro una Chiesa, bene interpretata da Romero, uscita rinvigorita dal Vaticano II e dalle Conferenze episcopali di Medellin e di Puebla. - Romero non era criticato da quasi tutti gli altri vescovi salvadoregni? “È vero, e ci sono testimonianze toccanti della sua preoccupazione per l’unità dell’episcopato. Il suo dolore più grande, confidava piangendo a un sacerdote della Nunziatura apostolica, non gli derivava dalle minacce di morte, ma dalle accuse di non essere in unione con il Papa”. - Nonostante la contrarietà dei Governi in carica, Giovanni Paolo II è andato sulla tomba di Romero durante le due visite nel Salvador (1983 e 1993). Il Papa è convinto che Romero è un martire? “Ricordo solo un episodio. Quando al Colosseo ci fu la celebrazione dei martiri del XX secolo, il 7 maggio del 2000, nel testo preparato non figurava Romero. Di suo pugno il Pontefice aggiunse il nome del vescovo ucciso sull’altare”.
Cannot control this... this thing called Lene
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1 L A T E S T R E P L I E S (Newest First) |
riccardino |
Posted - 23/03/2005 : 16:26:29 Grande figura, credo sia giusta la beatificazione. Mi vengono in mente anche i missionari che rischiano la vita ogni giorno per salvare i poveri. Per molti di loro, assai meno famosi, non ci saranno procedure beatificatorie. Credo pertanto che l'eventuale beatificazione di Romero sia il sigillo spirituale alla sua straordinaria opera e a quella di coloro che come Romero lottano quotidianamente a sostegno degli oppressi e dei poveri. |
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