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 Lene Marlin
 Insieme ce la faremo (Capitolo 9)
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Lene4Me
Fan

Posted - 26/07/2004 :  12:22:50  Show Profile  Visit Lene4Me's Homepage  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Pellissier

Pongo come nuova, e definitiva scadenza, Domenica 1 agosto. Non più tardi di quel giorno, avremo il nuovo capitolo. Stavolta non si scappa
Grazie e a presto


Io capisco benissimo Pell, basta che posti il nono capitolo prima che scenda in vacanza...non vorrai farmi aspettare fino a settembre per leggere questo nuovo capitolo, vero?!?



Lene 4 Ever In My Heart
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Pellissier
Fan

Posted - 01/08/2004 :  23:28:01  Show Profile  Reply with Quote
1 agosto... sono ancora in tempo
Eccoci qua, dopo lunga sofferenza ... all'arrivo del nono capitolo del mio racconto. E' passato un po' di tempo dalla pubblicazione dell'ottavo, ci son stati in mezzo motivi principalmente universitari. Poi nell'ultimo periodo ho voluto, prima di scrivere questo capitolo, andare a rileggere i vecchi, "rientrare" nella mentalità dei miei personaggi, per far sì di mantenere una coerenza col passato.
Spero tanto di esserci riuscito, a voi il giudizio. Io non posso che ringraziare un'altra volta per l'interesse dimostrato, e lasciarvi in compagnia del Capitolo 9

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^


CAPITOLO 9: SHADOWS FROM THE PAST (Ombre Dal Passato)

La abbracciò con forza, piangendo tutte le lacrime che le erano rimaste.
Gabriel non aveva mai visto la figlia tanto coinvolta emotivamente, e si sentì talmente a disagio da allontanarsi, togliendo il disturbo. Questo nonostante sarebbe stato davvero curioso di seguire quella scena.
Clarissa aveva trascorso una piacevole mattinata: aveva fatto colazione, dopodiché aveva preparato una valigia di media grandezza nella quale aveva riposto tutte le sue cose per la partenza per il giorno dopo. Quindi era stata a comprare biglietti per l’autobus, si era fermata in città. Era tornata dal professor Brown, assolutamente sbalordito dalla guarigione lampo del suo polso; e gli aveva restituito l’ombrello. Poi aveva fatto un paio di piccole spese. Ed alla fine era tornata a casa Hamilton.
Pronta, per il Luna Park, e per la Golden Vale.
Chiunque fosse quella M.H. , aveva avuto il potere di trasformarla. Clarissa si sentiva una persona diversa, quella mattina.

“Stupida!!!” esclamò Julia con voce ancora rotta dall’emozione.
“...”
“Sei una stupida!! Mi hai fatto stare tanto in pensiero! Credevo non tornassi più!”
“Ma io… scusami.” Clarissa replicò con un filo di voce
“Promettimi che non farai mai più una cosa del genere!”
“Lo prometto”
“Oh.. mamma mia… ho il batticuore! Vado a rinfrescarmi le idee con un po’ d’acqua, mi aspetti qui?”
“Certo”

Clarissa era rimasta un po’ frastornata da cotanta dimostrazione d’affetto, e la riteneva forse un po’ esagerata, anche se pensandoci capiva di non essersi comportata bene.
“Guarda” disse Julia al suo ritorno. Si era lavata velocemente, e vestita.
“Sì”
“Questo pacchettino, mi è arrivato stamattina dall’Italia, qua da noi non si trova nei negozi, e io me lo sono fatta spedire”
“Oh, ma non sarà….”
“Sì! E’ il suo ultimo singolo.”
Julia aprì il pacchetto ed il singolo Another Day, era nelle sue mani.
“Io.. non ho niente da aggiungere a quanto detto.Voglio solo che tu ora ascolti questa canzone”
Inserì il cd e premette il tasto play , traccia numero 2.

I knew you'd come back
That's why I've been waiting for you
I knew you were wrong
That's why I didn't listen to you

When you said you'd be gone
So sick of it all
Just not the place where you belong you thought

Welcome I I'm here for you
What you need I'll give to you
Welcome I I'll guide you
Everywhere you want me to


Clarissa, visibilmente commossa, guardò l’amica, che invece in quel momento mostrava sguardo fiero, deciso e orgoglioso.


I knew that you worried
About all the changes you'd do
But it's all good
You're right in all the things you do

In all the choices you make
Don't be afraid
It all works out in the end

Welcome I I'm here for you
What you need I'll give to you
Welcome I I'll guide you
Everywhere you want me to

And now you are pleased
I can see it in your face
And now it's all good
It's all good

Welcome I I'm here for you
What you need I'll give to you
Welcome I I'll guide you
Everywhere you want me to

Welcome I I'm here for you
What you need I'll give to you
Welcome I I'll guide you
Everywhere you want me to


“Quello.. che tu pensi di me… io.. è la prima volta che sento questa canzone!”
“Già.. quello che penso di te!”
“July!” Clarissa si diresse verso l’amica e stavolta fu lei ad abbracciare con tutte le proprie forze.
Entrambe piansero.
“Mi sei tanto mancata, July”
“A chi lo dici, Clary!!”
Continuarono ad abbracciarsi per un paio di minuti, dopodiché Clarissa chiese:
“Ma.. quella canzone?”
“E’ uno degli inediti del DVD … non hai il DVD tu?”
“Io.. no.. non ho computer né lettore”
Julia sorrise e chiuse la conversazione con una frase criptica, che Clarissa non riuscì bene a mettere a fuoco.
“Beh… sii felice allora, che il domani ti guarda con un sorriso!”
Era tornata la Julia di sempre, solare ed entusiasta, piena di vita. Aveva recuperato tutta la sua verve:
“Su vieni lumaca!! E’ ora di pranzo! Resti senza mangiare tu??”

“Io non posso venire”
“Ma come.. Gretha!”
Erano seduti a tavola per il pranzo, tutti e cinque. Gretha dopo aver servito in tavola aveva aperto la discussione su quello che era il programma del pomeriggio.
“Non posso venire, quel giornalista che è venuto prima, mi ha fissato un appuntamento per un’importante intervista. Me l’aveva messa per lunedì, gli ho chiesto di anticiparla ad oggi o altrimenti non riuscivo a partire con voi per Mitchelstown.”
“Mi dispiace.. ma hai fatto bene. Quindi hai deciso, in vacanza ci vieni?”
“Sì! Un periodo di relax mi farà bene. Certo probabilmente ci saranno alcuni giorni nei quali dovrò prendere l’auto e tornare a Cork, ma conto di stare con voi più tempo possibile.”
“Ottimo, sono contento che la famiglia al completo parta! E tu Clarissa, hai deciso?”
“Io.. Sì! Se hai notato, mi sono portata dietro una valigia e una borsa, sono prontissima a partire”
“Una valigia e una borsa, ma come hai fatto col tuo pols…???” intervenne Julia, che si fermò allorché si accorse del braccio di Clarissa, privo di fasciatura.
“E’ guarito”
“Come è guarito?! Dieci giorni, aveva detto il medico”
“E’ guarito.” Rispose Clarissa, lasciando l’alone di mistero intorno alla vicenda. Non le vennero chieste maggiori delucidazioni in merito.
“Beh”.. riprese la parola il capo famiglia. “Allora andremo noi quattro, propongo di partire tra un paio d’ore, con un po’ d’anticipo. Vi va bene ragazze?”
“Sì”
“Sì”
“Alle quattro c’è il discorso del sindaco, e dopo ci sarà l’inaugurazione ufficiale. Dopo il discorso poi sono previsti fuochi artificiali da sballo. O almeno così si dice in giro.”
“Grande! Belli i fuochi!” esclamò Julia.

Era turbato.
Innegabilmente.
Si stava preparando per partire, quando il suo sguardo incontrò il riflesso dello specchio del bagno: un sorriso. Finto. Gabriel ne era cosciente. Il suo stato d’animo non era esattamente quello che sembrava in apparenza.
Sotto alla scorza di uomo forte e deciso si nascondeva una distesa di debolezze ed incertezze.
Luna Park, quindici anni dopo. Riecco, che si presentava inesorabile. Ed ancora il Saint James. Quanti ricordi nefasti.
Aveva accettato per assecondare l’adorata figlia, ma al suo interno vagolavano i pensieri più cupi. Avrebbe dovuto mascherarlo. Se non altro per il bene di chi l’accompagnava quel pomeriggio.
Julia … il piccolo Richard… Clarissa, probabilmente non l’avrebbero capito.
Finì di prepararsi, sperando che la maschera da lui indossata quel pomeriggio non avesse finito per cadere.

Nella camera di Julia erano in corso gli ultimi preparativi, le due ragazze stavano facendosi belle.
“Ehi.. ma sul serio non sei mai stata ad un Luna Park?” chiese Julia
“Io… non lo so. Se anche ci sono stata, non mi ricordo”
“Uhm.. quindi… tu non ricordi niente di quand’eri piccola?”
“Ho ricordi molto vaghi, ricordo che coi miei ci siamo trasferiti qui a Cork quand’ero piccola”
“Sì.. e prima ? Dove abitavate?”
“Non lo so”
“E’ strano però, non ne hai mai parlato coi tuoi genitori?”
“E’ un argomento che hanno sempre preferito evitare. Se anche chiedessi, mi darebbero risposte vaghe”
“Ho capito…” Julia comprese l’imbarazzo dell’amica e non si spinse in ulteriori domande, pur avendo intuito che sotto forse poteva esserci qualcosa.
Ma non era certo quello il momento. Quello era un sabato pomeriggio che doveva essere di festa.
Si abbigliarono entrambe in modo molto curato, Julia aveva prestato all’amica alcuni suoi abiti, e così facendo risultarono vestite in modo quasi identico. Una camicetta azzurra, una giacca blu, una gonna lunga sempre di colore blu per Clarissa, calze bianche, scarpe di pelle, rosse. Camicetta bianca, giacca e gonna blu, calze blu e scarpe sempre di pelle, ma nere, per Julia.
I capelli li avevano della stessa lunghezza, curarono molto le loro pettinature, fino a che esse non furono identiche. I dolcissimi visi radiosi erano uno spettacolo, le labbra piccole, i nasini delicatamente proporzionati, le gote rosa e gli splendidi occhi azzurri, che su vestiti blu, risaltavano come non mai.
Avevano fatto il massimo per apparire simili, perché loro si sentivano simili, e così volevano apparire agli altri. Indubbiamente il risultato raggiunto era stato di tutto rispetto.
Julia indossò il suo miglior sorriso uscendo dalla stanza, e cercò di spingere l’amica a fare altrettanto. Erano veramente belle.
Scesero le scale.

Gabriel rimase a bocca aperta
“Wow! Accipicchia ragazze, i miei complimenti, siete meravigliose”
“Eh eh.. grazie Pà!” sorrise Julia
“Grazie Gabriel!” la risposta di Clarissa.
“Ma siete vestite quasi identiche…”
“Già! L’abbiamo fatto apposta!”
Gabriel si era accorto della loro somiglianza, che peraltro gli era parsa evidente fin dal giorno prima, ma in quel momento non aveva tempo per soffermarsi a pensarci su.
In quel momento pensava solo a quale sarebbe potuto essere il suo “impatto” col temutissimo Saint James
“Ciao Ju” esclamò Richard a voce alta!
“Ciao fratellino mio!! Ora purtroppo non posso abbracciarti come al solito, altrimenti mi rovinerei il vestito, ma quando torniamo.. promesso!” gli fece l’occhiolino
“Bene, ci siamo tutti. Gretha è uscita poco fa. Andremo noi quattro. Forza, siamo in leggero ritardo”

Dopo l’inclemenza del giorno precedente, quel giorno la natura sembrava ben disposta a regalare uno scenario decisamente migliore. Il sole era splendente, ed emanava un piacevole tepore. Per terra c’erano ancora delle vaste pozzanghere, figlie del nubifragio del giorno precedente.
Julia stava per immergere il piede in una di queste, ma si arrestò di colpo.
“Ops…”
“Devi stare attenta” le sussurrò gentilmente Clarissa
“E’ vero, altrimenti mi rovinerò le scarpe!”
“Luna Park! W il Luna Park!!” non faceva altro che ripetere il piccolo Richie, per il quale era la prima volta, in tale luogo.
“Eh eh, sta calmo piccolo, tra un po’ ci siamo. Vedrai che ti divertirai” gli rispose Gabriel.
La preoccupazione che lo tormentava al momento di uscire di casa, si era un po’ allontanata. Ciò era dovuto alla grande gioia e buon umore che gli venivano trasmessi dai suoi tre compagni di viaggio. Richard ovviamente era il più entusiasta di tutti, e lo dimostrava apertamente, ma anche le due ragazze erano radiose, felici, affiatate, sorridenti.
“Non c’è che dire… fanno impallidire perfino il sole…” osservò Gabriel, sorpreso ma al tempo stesso soddisfatto, tra sé e sé.

Giunsero nella piazza laddove il sindaco avrebbe enunciato il suo discorso. Sebbene mancasse ancora una mezz’oretta alle ore 16, il luogo era già quasi gremito. Venticinque anni dopo, il Luna Park tornava a Cork. L’evento era estremamente significativo, aveva un alto valore simbolico prima ancora che politico, e proprio per quel motivo l’intera cittadinanza si era mossa in gran numero.
“Ragazze, Richard, dobbiamo stare vicini ora. Qua in mezzo è facile perderci”
“Sì papà”
“Sì Gabriel”
L’uomo prese per mano il figlioletto:
“Richard, stai sempre vicino a me, mi raccomando”
“Sì”
“Che dici, ce la diamo anche noi la mano?” suggerì Julia a Clarissa con un sorriso
“Pensi che potremmo perderci?” la replica scherzosa della ragazza.
“Beh, non si sa mai, in fondo siamo al temibilissimo Luna Park” disse alterando la voce.
Gabriel udì, e non gradì:
“Julia! Ti ho sentita sai, fa che non si ripeta!” la rimproverò con tono grave.
“Sì… scusa” la risposta con voce flebile.
Lei voleva solo stemperare la tensione, mettere allegria. In realtà si era ben presto resa conto di aver detto una cosa che non doveva dire, una sciocchezza. L’argomento era troppo delicato per poterci scherzar su, e lei lo sapeva bene, ma in quel momento se ne era come dimenticata. Divenne triste per quel rimprovero.
Clarissa aveva ascoltato tutto. Pensò… poi… la mano, la sua mano sinistra andò a prendere e stringere forte la destra di Julia.
“Così non ci perderemo!” le disse facendole l’occhiolino.
“Grazie. Ti voglio bene” le venne da dire spontaneamente.
“Scusa papà… davvero” rivolgendosi a Gabriel.
“Sciocchezze figlia mia… su, dà la mano anche a tuo fratello ora”
Julia eseguì, in quel modo tutti e quattro erano vicini, e in mezzo a quella calca sicuramente era un’idea saggia. Si erano addentrati nella folla, c’erano persone di tutti i tipi: uomini, donne, anziani, bambini, coppie giovani e coppie meno giovani, la comunità intera si era riunita. Nella piazza nella quale era stato allestito il palco, si poteva contare sicuramente qualche migliaio di persone.
“Impressionante!” riflettè Clarissa a voce alta, guardandosi attorno.
“Già. Come vi ho detto, da 25 anni il Luna Park manca qui, per il divieto imposto dalla vecchia giunta. Col recente cambio di consiglio comunale, sindaco compreso, sono cambiate in meglio tante cose, qui a Cork. Una di queste è il ritorno del Luna Park. Non a caso è stato chiamato il Saint James, il più prestigioso dell’intera Irlanda.
E’ naturale che non ve ne possiate rendere conto, ma posso assicurarvi, io che sono avvocato e che sugli affari di Cork ci lavoro quotidianamente, che oggi è una data che resterà segnata sul calendario. Tra una decina d’anni, se avrete la fortuna, come vi auguro, di diventare mamme, i vostri figli molto probabilmente troveranno il “3 aprile 2004” tra le date più importanti della storia irlandese contemporanea.”
Le due ragazze ascoltavano ammirate.
Julia era orgogliosa di avere un padre così colto, intelligente, elegante e raffinato nel parlare.
Clarissa si sentiva onorata di aver conosciuto una persona di livello tanto alto, e in lei cresceva la gratitudine nei confronti del destino per averle fatto incontrare, per caso, quella ragazza e il relativo genitore.

Frattanto erano le 16,30 e del sindaco ancora nessuna traccia. La piazza si era riempita. Non ci sarebbe più potuto entrare nemmeno uno spillo.
“Accipicchia….” esclamò Julia
“Non me lo sarei mai aspettata” aggiunse Clarissa
Gabriel cominciava ad annoiarsi, non era bello stare in mezzo a tutta quella gente e stipati in quel modo, lui era alto, ma cominciava a preoccuparsi per Richard, lo vedeva abbacchiato.
“Piccolo… ti annoi vero ?.. E poi scommetto che lì sotto ti manca l’aria! Vieni qua…”
Lo sollevò delicatamente e lo fece sedere sulle sue possenti spalle. Ora non avrebbe avuto più problemi nel respirare, e avrebbe visto anche lui il sindaco nel migliore dei modi.
Una piccola e delicata manina gli si avvicinò, alla sua destra. Apparteneva a Julia.
“Dobbiamo prenderci per mano, no?” gli disse con un sorriso un po’ imbarazzato
Gabriel non se l’aspettava, ebbe un piccolo sussulto allorquando porse la sua mano verso quella tesa della figlia. Ed un brivido, nel momento in cui le due mani si congiunsero e si strinsero.
A memoria sua, un tale gesto di confidenza tra loro due non avveniva da diversi anni. Non avrebbe nemmeno saputo quantificare. Di certo tanti.
Per Julia quel gesto era stato tanto spontaneo quanto convinto. Voleva sentire suo padre vicino, aveva la sensazione che mai come in quel momento loro due, dopo tanti anni di “gelo”, fossero in fase di riavvicinamento. Ed era contenta, profondamente contenta. Era l’unico genitore di sangue che le era rimasto. Non voleva perderlo, magari non lo dimostrava, ma gli voleva bene dal più profondo del cuore.
Gabriel con in spalla il figlio e con per mano la figlia era in quel momento l’uomo più felice del mondo. La noia che provava cinque minuti prima si era tramutata in un senso di benessere impensabile… solo rimembrando i suoi stati d’animo di qualche giorno prima, su in Norvegia.
A Clarissa non era sfuggito un fotogramma di quella scena e non sapeva di preciso perché, ma anche il suo cuore in quegli attimi si era riempito di gioia.

Fu annunciato che il discorso sarebbe iniziato alle 17, per motivi organizzativi. Vista l’affluenza di gente, si era pensato di ritardare di un’ora, per dare a tutti la medesima possibilità di prendere posto.

Ed alle cinque e qualche minuto, il neo sindaco di Cork apparve sul palco, accolto da scroscianti applausi, prese in mano il microfono ed enunciò il suo discorso.
Parlò per 45 minuti, all’incirca, toccando con sapiente capacità di sintesi svariati punti: storici, politici, culturali, etnici. Era stato eletto con una montagna di voti di vantaggio sul suo avversario, 82% contro 18% , cifre da capogiro. La gente era rimasta estasiata dal suo programma elettorale, e lo era a maggior ragione dopo quel discorso.
“Veramente un grande personaggio. Con Cork nelle sue mani, non potremo che crescere nei prossimi anni” commentò Gabriel, sempre con Richard in spalla, rivolgendosi alle due ragazze.
“A me è piaciuto tantissimo. E’ riuscito a dire un sacco di cose in pochissimo tempo! E con che precisione poi!” ... Clarissa non era tipa da fare tanti complimenti facili alle persone, ma in quel caso si era messa a parlare a briglia sciolta.
“Ti dò ragione su tutto, Clary. E’ piaciuto molto anche a me”
Un botto nel cielo interruppe i loro discorsi a caldo. Il primo degli annunciati fuochi d’artificio.
Seguì uno spettacolo lungo ed emozionante, nonostante la luce del giorno, tutto era perfettamente visibile e fece scaturire grande emozione e suggestione nei presenti.
Al termine dei fuochi, i commenti a quella cerimonia furono entusiastici. Al sindaco era stato fatto tagliare un nastro, e simbolicamente in quel momento il Luna Park apriva ufficialmente i battenti, da quel momento e per altri ventisette giorni.
“Bene! Ora comincia la parte più divertente. Cerchiamo di uscire di qui senza perderci, ed andiamo nella zona Luna Park vera e propria!”
“Sìì!!” rispose entusiasticamente Julia che provocò l’ilarità dell’amica vicina.

La gente si era ora riversata nell’amplissimo spazio dedicato alle giostre ed attrazioni. Ce n’erano tantissime! Due giorni prima, quando Gabriel, Julia e Clarissa erano stati lì coi lavori in corso, non pareva che di elementi ce ne fossero così tanti! Invece il Saint James era veramente sconfinato.

“Wow! E’ davvero.. enorme!”
“Sì Julia, non me lo ricordavo nemmeno io così grande” sentenziò Gabriel
“Ne avremo da divertirci Clary, vedrai!”
“Sì! Ne sono sicura anch’io!”
“Papà, che ne dici se ci dividiamo ora? Io e Clary andiamo per conto nostro”
“Ma…”
“Papà, siamo grandi…” gli sorrise la figlia
“Tu rimarrai in compagnia di Richie, noi due andiamo “in esplorazione” da sole”
“Va bene, diamoci appuntamento però. Ora sono le sei passate”
“Sì.. ci troviamo… alle undici alla ruota panoramica?”
“Facciamo dieci e mezza, sai che domani dobbiamo partire, non possiamo tornare troppo tardi”
“Ok dai, dieci e mezza alla ruota panoramica, è la giostra più grande che c’è qui, non potremo mancarla!”

Si erano allontanate in fretta.
“Ma sei sicura di aver fatto bene? Mi sembra ci sia rimasto un po’ male, tuo padre”
“Sì, può darsi.. ma non preoccuparti. Si passerà il tempo con Richard… e poi domani partiamo per Mitchelstown, ne avrà di tempo da trascorrere con me”
“Va bene”
“Sai… io ho voglia di trascorrere questa storica serata… con te”
“Oh… con me..”
“Sì, con te. Non hai idea di quanto ho sofferto ieri al pensiero di poterti perdere… è strano, ti conosco da pochissimi giorni, ma ti sento veramente vicina”
“Lo stesso per me, ho provato sensazioni simili”
“Vedrai, ci divertiremo stasera. La mia ultima volta al Luna Park non mi porta ricordi molto lieti, né a me né alla mia famiglia in generale”
“Sì, di questo me ne sono accorta..”
“Certo. Te ne parlerò, vedrai. Ora godiamoci questa serata. Sono 15 anni che non vengo al Luna Park”
“Chissà… forse sono 15 anche per me… oppure.. semplicemente non ci sono mai stata”
“Hai proprio un vuoto di memoria sull’argomento, vero?”
“Già.. io.. non riesco a ricordare… eppure tutto questo…”
“Tutto questo?!”
“Tutto questo non mi appare come nuovo, ha tutto un non so che di già visto…”
“Di già visto… un deja-vu intendi”
“Ecco, un deja-vu … anche se non saprei dire il dove, il come, il quando o tanto meno il perché”
“Beh, godiamocela questa esperienza, chissà che non stuzzichi la tua memoria!”
“Hai ragione. Anch’io voglio divertirmi questa sera!”

“Quanto costa una corsa?”
“Una corsa 1 euro, se vuole può far l’abbonamento, 5 corse a 3 euro”.
“Vada per l’abbonamento”
“A lei”
“Richard, tieni, questi sono i tuoi gettoni, quando passa l’omino gliene dai uno”
Gabriel aiutò il figlioletto ad allacciare la cintura del seggiolino.
“Ecco, ora vai tranquillo! Mi metto sulla panchina a guardarti! Ehi, se prendi la coda vinci un giro gratis.. forza campione!”
Era una tranquillissima giostrina per bambini, del resto Richard era troppo piccolo per giostre di altro tipo.
La mente di Gabriel non poteva fare a meno di tornare indietro a qualche minuto prima, quando era stato letteralmente “scaricato” da Julia.
C’era rimasto un po’ male, ma in fondo suo figlia era quasi maggiorenne, ed era normale che preferisse trascorrere tempo con la sua migliore amica. Aveva fatto già notevoli passi avanti nel rapporto con lei, negli ultimi due giorni, e non c’era bisogno di forzare i tempi.
Ancora ricordava con emozione quando lei gli aveva dato la mano, prima del discorso del sindaco.
A pensarci, quella soddisfazione valeva da sola l’impegno di aver accettato di tornare al Luna-Park. E poi, Julia sicuramente adesso era felice, in compagnia di Clarissa. Per Gabriel bastava già questo per essere soddisfatto.
E anche il solo fatto di esser lì a divertirsi col proprio figlioletto, per lui che era un uomo sempre carico di impegni, rappresentava un’occasione speciale.
Nel frattempo Richard aveva già fatto due corse, e stava per cominciare la terza. Ancora non era riuscito “ad acchiappare la coda”, come si usava dire in gergo.
“Forza Richie! Alla prossima è tua!” gli esclamò Gabriel
Richard gli fece cenno di sì col capo, sorridendo.
“Eh eh, anche un avvocato ha diritto ad un po’ di pace e serenità in famiglia” pensò tra sé e sé Gabriel, inorgogliendosi.

“Il Palazzo degli Specchi!!!” esclamò Julia all’improvviso mentre le due camminavano
“Oh… è quello lì vero?”
“Sì! Io ne ero innamorata da piccola! Ci andavo sempre assieme a mia so…. ehm” si arrestò
“Perché ti sei fermata? Assieme a chi?”
“Niente… assieme a una persona a me molto cara. Una persona che ora non c’è più.” disse, sospirando.
“Oh… mi spiace.. scusami..”
“Non ti preoccupare. E’ passato tanto tempo e in fondo oggi sono qui anche per questo. Ehi guarda, non c’è nessuno in coda per i biglietti! Prendiamone due noi ed entriamo!”
Entrarono nel “palazzo”, Julia come sempre era fremente ed eccitata, Clarissa avanzava con passo lento, come chi volesse godersi per bene ogni singolo momento di quell’esperienza.
La costruzione in quel momento era semi-deserta, tanto che le voci delle due riecheggiavano nell’aria.
“Guarda! Questo è lo specchio allungante” esclamò Julia
“Eh eh, come sono alta!” fece Clarissa con tono ironico
“Sì sì!! Almeno 3 metri!” rise l’amica
“Eh ma guarda che anche tu non scherzi eh!”
“Wow, è impressionante, però forse sono un po’ troppo magra così…”
“Sì, diciamo che se raggiungi i 20 kg è già tanto!”
“Senti chi parla, guardati lì, sei uno stuzzicadenti!”
“Eh eh”
“Ma lì cosa c’è?”
“Oh, è lo specchio capovolgente
“Forte! Fa strano vedersi a testa in giù sai?”
“Anche a me…”
Si stavano divertendo un mondo. Senza accorgersene, le due ragazze continuavano a parlare a voce alta e a proseguire nel loro “viaggio” , ma divise, non guardavano gli stessi specchi contemporaneamente, pur restando a pochi metri di distanza. Trascorse qualche minuto.
“Ehi! Questo è fortissimo, fa fare le smorfie, vieni a vedere Ju!”
Nessuna risposta.
“Ju?”
Clarissa si guardò attorno
“Juliaa!! Ci sei? Dai non far scherzi, esci fuori”
La voce di Clarissa si perdeva nell’eco della grande stanza. Cercò l’amica ovunque, al piano terra, senza trovarla. Notò quindi una rampa di scale.
“Uhm.. non l’avevo vista prima. Provo a salire”
Le scale in legno, sebbene dessero segno di solidità, emettevano uno scricchiolio sinistro. Clarissa pensò che probabilmente era un effetto voluto, per far atmosfera. Si guardò attorno, le luci artificiali erano molto forti, ma lei si sentiva a disagio, senza Julia.
“Julia.. Julia! Dove se.. oohh.. eccoti finalmente!”
La ragazza era ferma davanti ad uno specchio, non si muoveva. Era pallida, con lo sguardo stranito, sembrava aver visto qualcosa di sconcertante.
“Ma Julia? Che hai?” Clarissa accelerò il passo. Velocemente la raggiunse e guardò quello specchio. Nulla. Uno specchio normalissimo, non distorceva nemmeno l’immagine. Probabilmente l’unico specchio “comune” di tutto l’edificio.
“Ehi? Mi senti? Che è successo??”
“Io…”
“Julia! Non ti ho mai vista così…” Clarissa era assai preoccupata
“Tu non vedi nulla in questo specchio?” disse Julia con voce molto calma e rilassata.
“Vedo me e te, ma siamo normali! Non è uno specchio deformante questo!”
“Può darsi che non sia deformante. Ma sicuramente è uno specchio speciale”
Clarissa guardò Julia negli occhi e non la riconobbe, pareva ipnotizzata. Si guardò attorno, poi provò a fissare lo specchio, per cercare di capire cosa potesse avere di tanto speciale.
Fissò il suo sguardo allo specchio, si vide ancora sorridente. Ma questo le provocò una sensazione strana. Quel sorriso non era veritiero in fondo. Esso era fasullo.
Lo stato di angoscia che le era stato provocato dalla ricerca di Julia dapprima, e dal pallore dell’amica poi, le aveva fatto venire a galla altre sensazioni, altri turbamenti. Certo il sogno della notte precedente e lo stare insieme a Julia erano stati motivi di grosso sollievo, e le avevano dato piacevoli emozioni.
“Ma sarà tutto vero?” pensava Clarissa.
Improvvisamente le erano tornati in mente i suoi problemi coi genitori, la possibile espulsione dalla Plymouth, la precarietà del suo futuro. Mancava solo quella voce in quel momento per completare il quadro. Clarissa in qualche modo la stava aspettando, anche se fortunatamente essa non si presentò.
”Povera me..” disse mentre dallo specchio ormai il sorriso era sparito da un pezzo. Non si sentiva ancora pronta per rivelare certe cose che la riguardavano a Julia, e tutto questo le causava un grosso senso di solitudine. Fuggire da tutto e da tutti era quello che avrebbe desiderato fare, se non fosse stato per la sua razionalità, che le impediva gesti sconvenienti.
Il silenzio si era fatto tombale.
“Ehi! Clary…”
“Sì?”
“Ah ci sei, credevo fossi in trance!” Julia aveva ripreso colore, ed il suo solito piglio.
“Senti chi parla, ma se fino a 5 minuti fa sembravi un fantasma!”
“Un fantasma? Io? Ma dai.. stai zitta, lamentona!”
“Lamentona io? Ju, hai proprio una bella faccia tosta!” rispose Clarissa, ma il tono della conversazione si era spostato sullo scherzoso, le due ragazze ridevano.
“Faccia tosta? Io? Lo so!! Altrimenti non sarei Ju!” disse mordendosi la lingua per finta, e strizzando maliziosamente gli occhi.
Qualunque cosa fosse accaduta, era passata. Julia era tornata Julia. Era uscita dallo stato di trance. Eppure Clarissa non era ancora pienamente convinta.
“Senti… ma cosa ti è successo prima? Perché sei scappata? Perché eri pallida?”
“Non sono scappata, ho salito le scale e mi sono fermata a guardare questo meraviglioso specchio, tutto qui!”
“Sì ma… il tuo pallore?”
“Quale pallore?”
“Quando sono venuta qua, guardavi sì lo specchio, ma eri bianca come un cencio, e non riuscivi a parlare!”
“Che strano, tu dici così, ma a me non pare!”
“Come non ti pare, io… ti ho vista”
“Sarà….”
Clarissa intuiva bene che Julia non era sincera con lei in quel momento. Era vaga nelle risposte, non convinta. Ma Clarissa capì anche che non era il caso di insistere. Se Julia avesse cambiato idea e avesse voluto raccontare qualcosa, lei sarebbe stata comunque pronta.
Si concesse soltanto un’ultima domanda.
“Va bene.. ma dimmi: quello specchio è davvero così speciale?”
“Speciale.. ? Magico, Clarissa mia, magico…” fu la risposta con un sospiro.
“Ho capito….” esclamò Clarissa con rassegnazione, quando si sentì afferrare le braccia.
“Ehi! Cosa credi, che ti voglia nascondere qualcosa? Sono Julia, la tua carissima Julia. Ti dirò tutto, vedrai. Ma non adesso. Non è ancora il momento.” disse col suo solito sorriso radioso.
Clarissa percepì che Julia in quel momento aveva messo in moto la sua carica vitale, e ne aveva subiti gli effetti benefici. Si sentì rasserenata, e tornò di buon umore.
“Guarda come siamo simili” Julia le fece cenno di guardare lo specchio
“Già….”
“E non solo caratterialmente, te lo potrei giurare”
“Beh… me ne accorgo anch’io, specie ora che siamo vestite quasi uguali”
“A parte il colore dei capelli, siamo praticamente due gocce d’acqua.”
“Dove vuoi arrivare Ju?”
“Da nessuna parte, ti facevo notare che è curioso, molto curioso”
“Beh è vero”
“Perché a te non capita mai di pensarci?”
“Al fatto che ci somigliamo? Sì… ma in fondo.. è solo una coincidenza” a quelle parole vide allargarsi il sorriso di Julia, che assunse un espressione di orgoglio.
“Una coincidenza… Oh! Guarda… le sette mezza! E’ un bel pezzo che siamo qui dentro, meglio che usciamo, abbiamo ancora tante altre cose da vedere!”
Con quelle parole, e dopo un cenno di assenso di Clarissa, le due ragazze presero la via per l’esterno dell’edificio.

Il sole era al tramonto, l’oscurità si stava pian piano impadronendo della zona. La luna, che in quei giorni era “a metà”, era già spuntata.
Richard alla fine era riuscito ad ottenere una corsa extra, e così di giri sulla giostra ne aveva fatti sei. Dopodiché Gabriel l’aveva accompagnato in una sala giochi.
Ora si erano fermati presso uno stand di tiro al bersaglio. Abbattere quindici lattine impilate a piramide, da una distanza di cinque metri, con tre palline da tennis a disposizione. Più semplice a dirsi che a farsi.
Gabriel l’aveva fatto quel gioco, quella sera di quindici anni prima, e allora di lattine ne erano rimaste su due. Decise di ritentare.
“Non ce la farai mai!!” gli disse scherzosamente Richard, che si gustava lo zucchero filato appena acquistatogli dal padre.
“Eh eh.. vedrai!” Gabriel disse questo e poi tacque di colpo.

”Eh eh! Non ce la farai mai”! una voce di bimba
“Dai July, non essere cattiva con papà”
“Ha ragione, non ci riuscirà mai! Ah ah ah!” un’altra bimba
“Su.. Mary! Anche tu! Posso capire tua sorella, ma almeno tu fai la brava...”
“Sì mamma. Scusa papà…”
“Ah… le mie due principesse non si fidano di me eh?” disse un uomo con tono scherzoso
“Ma sì che si fidano, vero bimbe?”
“No!”
“No!”
“Ah.. impertinenti!”
“Non preoccuparti cara, le farò ricredere”
“Sì, fa presto però, si sta alzando del vento, noi dobbiamo ancora andare al ristorante, non vorrei che venisse su un temporale”
“Guarda su, anche se siamo ancora al tramonto, si vede la luna e si vedono le prime stelle, sta tranquilla cara”
“Sì però… io vedo delle nubi scure laggiù all’orizzonte…” la risposta in tono apprensivo
“E resteranno là dove sono, vedrai”
“Sarà come dici tu… certo io preferirei andare a casa ora, ma se vuoi rimanere qui non mi oppongo”
“Fidati! Ci divertiremo!”
“Ehi bimbe! Ora vostro padre vi fa vedere come si abbattono quindici lattine. Mi serviranno al massimo due lanci! E se vincerò, il pupazzo sarà per te Mary”
“E io??!” disse un’innocente vocina
“Tu hai detto che non ce la farò… niente premio, se esso verrà”
“Uffaaaa.. anche Mary l’ha detto…”
“Sì ma lei dopo si è scusata”
“Allora… scusa scusa scusa scusa papy!!! Allora, me lo vinci il pupazzo?”
“Vedremo July, vedremo”
Col primo lancio abbattè due sole lattine
“Andiamo maluccio, signore” disse l’uomo del bancone.
“Ah ah ah … te lo dicevo che sei scarso …ahia… Mary...? Perché mi hai dato un pizzicotto?”
“Non devi dire così, nostro padre è super”
“Mary …figlia mia adorata!” pensò l’uomo con gioia
Dedicò il secondo colpo a lei, e undici lattine caddero.
“Meraviglioso, signore! Se butta giù le altre due, vince il premio....”


“Signore… signore… si è incantato?? Deve tirare ora, c’è gente che aspetta” lo stesso uomo che si congratulava con lui quindici anni prima, ora con tono diverso, lo incitava a lanciare.
Non riusciva a capire perché di quel flash-back. Quindici anni prima. Com’era ancora impresso nella sua mente! Fatto sta che ora si sentiva angosciato.
Prese la pallina e la scagliò con rabbia feroce verso le lattine, abbattendole tutte e quindici con un solo lancio, quasi a voler gettare un colpo di spugna sul doloroso passato.
“Woow!!” esclamò Richard
Un piccolo applauso si levò dagli astanti.
“Caspita signore, quindici in un colpo! Non succede spesso sa? Ha vinto il premio tradizionale, più quello speciale. Scelga pure”
Scelse due pupazzi, i più belli che erano rimasti, un orso e un lupo.
“Ne vuoi uno Richard?”
“Sì! Papà dammi l’orso!”
“Bene, il lupo lo darò a tua sorella, è grande, ma i lupi li adora. Mary invece adorava i panda…” (sospiro) “eh sì… lei era calma e riflessiva proprio come loro”
“Bello l’orso!!” gridava soddisfatto Richard, incurante di quanto Gabriel stava dicendo.
“Uhm… calma e riflessiva… è un peccato essere in compagnia di tre persone e fare regali solo a due di esse…”
Tornò al tiro a segno con Richard e, questa volta impiegando tutte e tre le palline, riuscì di nuovo ad abbatterle tutte. E come premio scelse proprio un bellissimo pupazzo raffigurante un panda.
“Questo lo darò a Clarissa. Magari non le piacerà, ma è un piccolo pensiero da parte mia. Non ho mai visto July così felice dopo la morte della sorella, e se questo avviene è senz’altro merito di quella ragazza.” Gabriel aveva pensato a questo con grande spontaneità. La conosceva da due giorni, eppure fare un regalo a Clarissa era stato un’idea che gli era sorta del tutto naturale.

Dopo un pasto rapido, le intrepide ragazze stavano proseguendo il loro giro di “perlustrazione” del Luna Park.
Questa volta a prendere l’iniziativa fu Clarissa, mentre intanto erano le otto passate e l’oscurità ormai incombente.
“Guarda che belli…”
“Cosa?”
“Là!”
“Ah… i cavalli bianchi”
“Che bella quella giostra, possiamo andarci?”
“Ma certo Clary! Ogni tuo desiderio è un ordine… ma come mai questa passione per quella giostra?”
“Io … non lo so… sento solo che ho una gran voglia di salire su uno di quei cavalli”
“Che stiamo aspettando allora? Andiamo!”
Fu così che in pochi minuti salirono entrambe sulla giostra dei cavalli; si sedettero ovviamente su due destrieri affiancati tra loro.
Il meccanismo partì e la corsa cominciò.
“Che bello…” sussurrò Clarissa con voce emozionata.
Julia non aveva ancora visto l'amica così entusiasta di qualcosa, da quando l’aveva conosciuta, cercò di indagare.
“Ti piacciono i cavalli, Clary?”
“Sì certo, ma non è quello”
“Ah..”
“E’ proprio questa giostra che mi ha attratto al primo sguardo”
“E’ la prima volta che ne vedi una?”
“Non saprei…”
“Uhm… ancora il senso di deja-vu ?”
“Sì, ma neanche solo quello, Ju, è troppo difficile da spiegare a parole”
“Va bene”
“Su, godiamoci il momento adesso”
Clarissa chiuse gli occhi, e si lasciò dondolare dal movimento dei cavalli della giostra, i suoi lunghi capelli al vento, la sua espressione felice: Julia era emozionata nel vederla, per quanto sorpresa. Fu così per qualche minuto.
“Hai ragione Clary, si sta benissimo qui su!”
“Vero ? Però abbiam già fatto 3 corse, mi sa che è ora di scendere”
“No dai! Facciamo un altro giro??”

“No dai! Facciamo un altro giro?”
“No dai! Facciamo un altro giro??”
“No dai! Facciamo un altro giro???”


Il volto di Clarissa si oscurò, e la ragazza portò una mano al capo. Quella frase rimbalzava nella sua testa, senza motivo apparente.

“No dai! Facciamo un altro giro?” una voce di bimba
“Sìì daii!!” un’altra bimba
“Ma bambine, è più di mezz’ora che siete lì su!” una donna
“Su cara, accontentiamole. Che ci costa?” una voce maschile
“In realtà niente… sì dai…. Va bene bimbe, un altro giro, l’ultimo però eh?”
“Evviva!”
“Evviva! Grazie mamma, grazie papà!”
“Eh eh, le abbiamo fatte contente”
“Ci vuole poco, non credi amore?”
“Che bello il LUNA PAK! Che bella la giostra con i cavalli!!


Alla fermata della giostra, Clarissa scese, senza nemmeno guardare in faccia Julia, e andò a cercare una panchina su cui sedersi.
Julia scese a sua volta molto rapidamente e seguì l’amica, preoccupandosi per lei.
“Ma Clary, che c’è?”
“Io… non lo so.. però ho il batticuore”
“Il batticuore? Santo cielo, stai poco bene? Ti serve un medico?”
“No… no.. sto bene, però il cuore mi batte forte forte”
“Che è successo?”
“Non lo so, è stato.. improvviso”
“Cosa?”
“Non so, ho udito delle voci nella mia testa”
“Delle voci? Di che tipo?”
“July... scusami... non riesco a mettere a fuoco, sono ancora piuttosto agitata…”
“Sì, me ne accorgo Clary, su, calmati ora. Aspettami qui, vado a comprarti una bottiglietta d’acqua, avrai senz’altro sete”
“Sì… grazie…”
Julia si allontanò all’orizzonte.

"Ma allora è vero, non era un’impressione, io ci sono già stata al Luna Park..." iniziò a rimuginare Clarissa.
”Mamma, papà… strano che non mi ricordi niente. Però… “bimbe”… una ero io.. e l’altra?”
"Non riesco a capire, non riesco proprio a capire, per quanto io ci pensi. E’ tutto così strano… suona tutto così inedito… ma non posso dire che sia “nuovo” … cielo che confusione!!"

“Eccomi Clary, tieni l’acqua, come va?”
“Grazie. Insomma… ho un po’ di mal di testa”
“Mi dispiace”
“Niente di grave, mi passa subito”
“Ma il batticuore?”
“Non ce l’ho più, mi sono calmata”
“Meno male… sai… mi hai fatta preoccupare!!”
“Scusami”
“No no, figurati, l’importante è che tu stia bene ora”
“Sì sto bene. Anche se non so cosa potrebbe essere stato”
“Ci penseremo Clary. Ora non c’è bisogno che ti sforzi. Riposati la mente per qualche minuto, e poi se ti va, riprendiamo il nostro giro” Julia all’occorrenza sapeva essere anche una ragazza molto saggia e misurata.
“Grazie. Ti voglio bene July”
Julia arrossì… era la prima volta che Clarissa le rivolgeva quella frase, che lei invece le aveva già rivolto qualche ora prima. Avrebbe potuto rispondere in tono umoristico come suo solito, ma dato il momento, scelse di propendere per una risposta pacata.
“Credo non ci sia nemmeno bisogno di dirlo. Anch’io ti voglio bene, Clarissa”

Le nove di sera, la luna alta nel cielo risplendeva la sua luce potente, e baciava dolcemente sul viso le due dolci fanciulle.

“Che bella luna, peccato non sia piena” disse Julia
“Già... lo sarà la settimana prossima comunque.” rispose Clarissa
"Vero, sarà Pasqua, e come sempre a Pasqua c'è il plenilunio..."
"Esatto"
“Clary... tu ci credi quando dicono che qualcuno possa vivere sulla Luna?”
“Penso di non crederci, ma forse posso dire un’altra cosa”
“Cosa?”
“Che là in alto, molto più in alto, qualcuno ci vive davvero, qualcuno che ci guida e ci protegge. Ci manda messaggi, che spesso possono essere misteriosi o poco chiari, ma che sicuramente ci sono immensamente utili, e certamente possono essere per noi di grande sollievo e conforto”
“Accipicchia! Che bel discorso che hai fatto! Come parli bene...”
“Grazie…” rispose Clarissa abbassando lo sguardo
“Hai detto delle cose molto belle, e che io per la maggior parte condivido, anch'io sono dell'idea che là in alto qualcuno ci segue e ci indirizza”
“Già”
“Già!” chiuse Julia con un sospirò prima di pensare tra sé e sè:
“Del resto, ne ho avute le prove soltanto un paio d’ore fa…”

“Sto bene ora, se vuoi possiamo ripartire, non manca tantissimo alle dieci e mezza”
“Purtroppo hai ragione. Dai… incamminiamoci e vediamo se troviamo qualcosa di interessante”
Si persero di nuovo in mezzo alla folla, i loro occhi si posarono davanti a tante cose belle, ma esse continuarono nel loro giro. Ad arrestarle fu la visione di qualcosa di molto particolare.
Una tenda, una grossa tenda rossa.
“Ehi, ci credi alla magia?” chiese Julia
“Non tanto, però mi incuriosisce” rispose Clarissa
“Anche a me”
Si avvicinarono.
“Sembra interessante”
“Sì…”
La tenda era parzialmente aperta, sicché da dentro le due curiose ragazze potevano essere viste. Udirono una voce rivolgersi ad esse.
“Entrate ragazze, non abbiate paura. E dato che siete voi e che già ci conosciamo, vi farò tariffa speciale: per una persona anche se siete in due!”
La voce era quella di un’anziana signora, sugli ottant’anni.
“Ci conosce?? Ma cos’è ? Matta?” esclamò Julia dubitante.
“Eh eh.. sì forse...” sorrise Clarissa, che aggiunse:
“...Ma non ti nascondo una cosa, a me questa voce non è nuova, sono sicura di averla già sentita...”
“Tu dici? Eppure…”
"Fidati... ho un sesto senso per queste cose" Clarissa indirizzò un occhiolino a Julia.
“Entrate ragazze…” la vecchia le esortò una seconda volta.
"Uhm... ma io non so se..." la piccola Hamilton era poco convinta.
“Su dai, entriamo… che ci costa?” fu quindi Clarissa, per una volta, a prendere l’iniziativa e a vincere i timori propri e dell'amica.
“Ma sì , tanto... che problema c’è!” la seguì Julia con ritrovata convinzione.
Si fecero strada ed entrarono nell’elegante tenda di colore rosso, mentre all’esterno, un cartello, che loro avevano già letto, recitava testualmente:

Dairinn Mac Namara – CARTOMANTE






If you should ask then maybe they'd tell you what I would say
True colours fly in blue and black
Bruised silken sky and burning flag
Colours crash, collide in blood shoot eyes..

If I could you know I would...
If I could I would let it go....


[U2, Bad]

A Northern Star's Enlightening Our Ways

Edited by - Pellissier on 01/09/2004 12:21:58
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Bellatrix
Fan

Posted - 02/08/2004 :  22:26:29  Show Profile  Visit Bellatrix's Homepage  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Pellissier
nell'ultimo periodo ho voluto, prima di scrivere questo capitolo, andare a rileggere i vecchi, "rientrare" nella mentalità dei miei personaggi, per far sì di mantenere una coerenza col passato.
Spero tanto di esserci riuscito


Ci sei riuscito alla perfezione Pell , non ne avevo dubbi .
Complimenti ... come sempre


... un angelo veglia su di noi ...
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Lene4Me
Fan

Posted - 03/08/2004 :  08:11:08  Show Profile  Visit Lene4Me's Homepage  Reply with Quote
Complimentoni anche per questo capitolo Pell! Proprio ben riuscito, specialmente il finale che è meno troncato del solito. Anzichè lasciarci 200 domande in sospeso ci si chiede solo cosa succederà...questa volta come hai chiuso il capitolo mi è piaciuto molto, ancora complimenti



Lene 4 Ever In My Heart
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ambrogivs
Fan

Posted - 04/08/2004 :  23:19:06  Show Profile  Click to see ambrogivs's MSN Messenger address  Reply with Quote
Evviva!L'ho appena salvato,ora lo leggo!

Edit:l'ho letto,ottimo lavoro,come al solito...
I pass by...

Edited by - ambrogivs on 05/08/2004 22:49:11
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Knox
Fan

Posted - 16/08/2004 :  20:21:06  Show Profile  Visit Knox's Homepage  Click to see Knox's MSN Messenger address  Reply with Quote
E così, un'altra strofa è stata finalmente affrontata.
In modo semplice, ma efficace. In modo ingegnoso, preciso e lineare. Insomma, come doveva essere fatto. A mio avviso.
Uno specchio che riflette una maschera, ma c'è anche uno specchio che riflette un mistero molto profondo. Che incute terrore anche ! Almeno questa è l'impressione che ho avuto.
E che comunque, a guardarci dentro, si rimane sconcertati.

Bello il Flash-back di Gabriel. Come mi è piaciuto il modo in cui l'uomo del chiosco lo ha strappato dai suoi pensieri.
Ma è proprio la stessa persona del "Tiro a bersaglio" di 15 anni fà ?
Ed infine quella pallina scagliata con forza e violenza, come per liberarsi dal senso di colpa per il lugubre passato. Un bel tocco di classe !

Anche la scena del deja-vu di Clarissa, è stata bella.
Finalmente si comincia a delineare qualcosa del suo passato. Che forse già riesco ad intuire.
Non lo so, presto ce lo dirà quella signora anziana che avevamo incontrato per caso dal dottor Brown: La cartomante....



La sua voce delicata mi ha conquistato. E' stata una dolce sorpresa per me.
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Pellissier
Fan

Posted - 17/08/2004 :  11:20:01  Show Profile  Reply with Quote
Grazie a coloro che hanno letto, e grazie per chi mi ha rivolto i complimenti.
Risposte più nel dettaglio:

L4M: Ovviamente non posso chiudere sempre col finale thrilling... ma ce ne saranno ancora, tranquillo/i !!

Knox: Ottimo Knox! Hai fatto bene a ricordare (io l'avevo fatto nella Lene-Poesia poi non ne avevo più accennato) che il capitolo è ispirato direttamente dalla terza strofa di Disguise, e precisamente:

Have you ever seen your face
In a mirror there's a smile
But inside you're just a mess
You feel far from good
Need to hide 'cos they'd never understand


Ho volutamente saltato il ritornello, con lo scopo di riprenderlo più avanti; la prossima utilizzata sarà la quarta strofa, non so quando però, certo non nel prossimo capitolo, serviranno altri capitoli ponte !

Grazie anche per l'analisi dettagliata, Knox! Risponderti passo passo però vorrebbe dire fare anticipazioni, quindi non lo faccio, ma grazie!

Il Capitolo 10? Al momento ci son le ferie anche per me... ... ma tra non molto inizierò a fornire notizie, nessun problema! (magari una Lene-Poesia? Chissà ! )

A presto!


You think you've made it everything's going so fine
But then appears someone who wanna tear you down
Wanna rip you off those few nice things you've found
When and if you hit the ground, then it's falling kinda hard

'Cause all you do is being yourself
Trying everything to succeed somehow
But that's not the way things are right now
Feeling kinda lost

Edited by - Pellissier on 17/08/2004 11:20:27
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Knox
Fan

Posted - 17/08/2004 :  12:28:47  Show Profile  Visit Knox's Homepage  Click to see Knox's MSN Messenger address  Reply with Quote
quote:
Ma è proprio la stessa persona del "Tiro a bersaglio" di 15 anni fà ?


Toglimi almeno questa curiosità !
Oppure anche lui nasconde dei segreti ?



La sua voce delicata mi ha conquistato. E' stata una dolce sorpresa per me.
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Pellissier
Fan

Posted - 17/08/2004 :  12:41:01  Show Profile  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Knox

Toglimi almeno questa curiosità !
Oppure anche lui nasconde dei segreti ?



Sì sì! Questo lo posso dire ... in effetti Knox sì... è la stessa persona che c'era quindici anni prima... ed è curioso come la fine di un flash-back si unisca così a doppio filo alla realtà!
Ma non ci sono doppi sensi nè misteri... la figura dell'omino dello stand del tiro a segno era semplicemente un elemento rafforzante dell'argomento "rapporto con il passato".
Ma una figura che molto probabilmente resterà una comparsa, a sè stante. Nulla di più!


P.S. posso comunque svelare che non ho finito coi vecchi personaggi che ritornano! Questo della vecchietta è solo un assaggio ... in futuro tra le altre cose penso sia in programma anche una grossa sorpresa (ma da come ce l'ho in mente io, è molto più avanti nella storia, quindi non a breve )


You think you've made it everything's going so fine
But then appears someone who wanna tear you down
Wanna rip you off those few nice things you've found
When and if you hit the ground, then it's falling kinda hard

'Cause all you do is being yourself
Trying everything to succeed somehow
But that's not the way things are right now
Feeling kinda lost


[Lene Marlin, Maybe I'll Go]

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Knox
Fan

Posted - 17/08/2004 :  13:04:02  Show Profile  Visit Knox's Homepage  Click to see Knox's MSN Messenger address  Reply with Quote
Ah ! Va bene !
...Ecco, era meglio non dire niente. Ora chissà cosa sarà questo ritorno dal passato !
Ok, ok. Non dire niente..... e buone vacanze !



La sua voce delicata mi ha conquistato. E' stata una dolce sorpresa per me.
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yugs
Fan

Posted - 01/09/2004 :  11:58:52  Show Profile  Reply with Quote
L'ho letto solo ora, chiedo venia.... Cmq ottimo lavoro come sempre!
Ed ora spazio alle correzioni....

quote:
Originally posted by Pellissier

coppie giovani e coppie e meno giovani


Errore di battitura.

quote:
“Ok dai, dieci e mezza dalla ruota panoramica


"Alla", errore di battitura.

quote:
Clarissa accellerò il passo.


"Accelerò" una sola L.

quote:
mentre intanto erano le otto passato


"Passate", errore di battitura.

Fine delle correzioni Spero di averli trovati tutti....

And it's gonna be a long night
And it's gonna be cold without your arms
And I'm gonna get stage fright caught in the headlights
It's gonna be a long night
And I know I'm gonna lose this fight

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Pellissier
Fan

Posted - 01/09/2004 :  12:27:03  Show Profile  Reply with Quote
quote:
Originally posted by yugs

L'ho letto solo ora, chiedo venia.... Cmq ottimo lavoro come sempre!

Grazie
quote:

Ed ora spazio alle correzioni....


Ok, correzioni eseguite, ti ringrazio per le segnalazioni.
In effetti erano errori di battitura sfuggiti anche al ricontrollo. Per quanto riguarda l'accelerare, è un errore che a volte commetto, pur sapendo che si scrive con una L sola

Visto che il topic è tornato su, ne approfitto per dire che il capitolo 10 richiederà del tempo, in quanto il mese di settembre intendo dedicarlo esclusivamente agli esami universitari.
Ad ogni modo... la storia non è certo conclusa, anzi...
Stay Tuned... e a presto



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If I could you know I would...
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[U2, Bad]

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Len
Fan

Posted - 03/09/2004 :  13:44:02  Show Profile  Reply with Quote
leeettooooooo!!!!!!
finalmente!!! non vedevo l'ora!!!!!!! Purtroppo è finita la cartuccia alla mia stampante perciò ho dovuto aspettare...ma siccome la cartuccia ancora non è arrivata l'ho letto direttamente dal pc..non potevo assolutamnete aspettare di +!!!
Pell..ke dire..ottimo come sempre!! Già..cominciano a delinearsi personaggi e situazioni...e il tuo modo di scrivere mi coinvolge sempre di +! questo racconto mi piace proprio non ce n'è..
....soprattutto perkè ora è tornato il MIO personaggino preferito!!!!! massi!!!finalmente!!!!!! non vedevo l'ora e tu lo sai benissimo vero???????? è lei è lei!!!! e ki altri?????

Len
You live inside of me Lene..
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