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 [Viaggio in Norvegia] - Diario in tempo reale
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tiziano_lm
Fan

Posted - 06/11/2006 :  10:38:38  Show Profile  Click to see tiziano_lm's MSN Messenger address  Reply with Quote
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Originally posted by Pegasus_TDCi

Wozz?

Ma ci volete raccontare un po' più in dettaglio com'è andata, brutti lazzaroni?

E' quello che dico pure io! Certo che questo è proprio uno scoop! Riporto quanto mi ha scritto Domle poco fa su un sms: "urlava come tutti noi... ci ha anche insegnato a dire Cin Cin in sami". Ma perché non scrivete un racconto anche se breve?! Qui il popolo freme!!!

Cmq, grandissimi!


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riccardino
Fan

Posted - 06/11/2006 :  10:50:51  Show Profile  Reply with Quote
Bella foto quella di Domle!
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Domle
Fan

Posted - 08/11/2006 :  20:09:05  Show Profile  Visit Domle's Homepage  Send Domle an ICQ Message  Click to see Domle's MSN Messenger address  Reply with Quote
The story is coming to an end... I'll never be just giving in... ..

Uggia ed è sporca di vita l'aria su Bologna mercoledì pomeriggio. Di corsa, come sempre. Treno, casino nel vagone, gente che tenta di scavalcarne altra, rimaniamo una decina di minuti in piedi aspettando che i nodi si sciolgano. Pisa, corso Italia, amici, ospitalità, cazzate. Poi il risveglio, taxi, sonno, "divertitevi bimbi, buona giornata!". I dubbi sul check in. Il secondo me ti fermano, sembri un terrorista. Vediamo a chi suona il metal detector.... Cose di rito. Un viaggio lungherrimo da pisa a sandefjord. Interminabile. Tranquillo. Sonno.
Di nuovo i piedi sulla sacra terra norvegese, fresca. Il ghiaccio copre una parte della pista dell'aeroporto. Uno sghigia. Fa il piu classico degli sghigioni. E sarà il primo di una lunga serie. Arriviamo, aeroporto. I primi commenti, "vorrei che aspettasse me quella lì"... "magari anche pagando". No, pagando no. Bus, viaggio, "Siamo arrivati". Il ragu aperto dentro la valigia di Blasto. E meno male che non era il vino. E a piedi fino all'ostello, lasciare i bagagli e tornare a contatto con Oslo. Con quell'aria che ti accarezza e non ti pesa come sei abituato. Con quell'aria che ti sfugge sempre, che ti passa dentro e ti pulisce. Con quell'aria che ti fa pesare di meno dentro e ti fa sentire tranquillo e in sintonia con la natura.
Incontriamo un amico, Paul. Facciamo il check in all'ostello... ci mettiamo una vita. Intanto lui se ne va e ceniamo. Salmone. Nove etti di salmone in due. Giusto per cominciare. Gli altri due nella camera da quattro,, due russi crediamo. Uno lavorava in una fabbrica che pescava nel nord che ha chiuso e ora cerca qualcosa qui. Lei non lo sappiamo. Lui si ferma una settimana con noi e dorme sempre.
Ceniamo e usciamo, per riassaporare il contatto con Oslo, il lento trascinamento delle scarpe in Karl Johan. Vika, il porto, palazzo reale e a casa. Nulla di speciale, non avevamo niente di particolare da fare e non avevamo troppi soldi. Quindi a casa. Blasto a dormire ed io a socializzare con dei trentini. Hanno del vino, saliamo in camera. Facciamo uno scambio, gli porto del salmone in cambio del vino. Alla fine giriamo due bicchieri a testa e uno intero di brancamenta. Stordimento totale.
Poi a letto, prima di mezzanotte, che la sveglia il giorno dopo e' alle sei.

Sveglia alle sei. Rintronato. Blasto riposato. Giustamente. Salmone per tentare di fare fondo. Finisco il primo chilo e due. Colazione a pane e salmone. Senza pane. Camminata nell'aria fresca del mattino, non proprio frizzante ma proprio bella, chiara e avvolgente, nella sua interezza di notte e nella sua chiarezza di luce appena nata. Molo, siamo gli unici. Destinazione Gressholmen, l'isola dei conigli. Barca 93 credo, dieci minuti e siamo li. 5 persone a bordo piu un cane. Incontriamo la gente dell'isola che sale e va a lavorare. Siamo soli nell'isola. Camminiamo per i boschetti e per le distese con poca neve e tanta rugiada. Qualche coniglietto saltella qua e là, come la tradizione di Gressholmen impone. Giriamo, per parecchio. Poi il fotografo de noaltri si mette a fare foto, come sempre e io mi metto su uno scoglio a pensare e a riflettere con l'universo, dato che in certi posti c'è un canale migliore (si può dire che prende di più?). Scoglio, pozzanghere con ghiaccio, mare del nord a un centimetro, sdraiati. Prima lì, dopo su un piccolo promontorio che spezza il mare. Al ritorno una famigliola di sei conigli zompetta vicino alla tana. Mangiano, saltellano, si puliscono. Ci guardano e ci salutano. Ciao coniglietti ciao!! I piccoli stanno con le orecchie tese, i grandi corrono. I piccoli corrono incontro ai grandi, i grandi lil annusano. E vivono così, brucando l'erbetta fresca di rugiada, la silflaia del mattino.
Il traghetto al ritorno è già più pieno. Torniamo in ostello a mangiare. Pasta, la più classica delle paste, con salmone. Con il più classico dei secondi chili di salmone. Poi ci dividiamo. Io becco Paul e andiamo a fare un giro, Blasto rimane ad aspettare Franko, che arriverà nel primo pomeriggio. Giriamo per il centro, passiamo da un amico di Paul in un negozio, parliamo un po' di come va l'Italia e come sempre ce ne vergogniamo. E' bello sentire un accento romano di Roma in questi casi. Verace ma elegante. Il tipico Italiano col negozio di moda in un paese dove non ne capiscono molto. Che non capiranno di moda, ma basta uno sguardo a loro per scioglierti. Magari anche uno sguardo casuale, per strada, con la musica nelle cuffie. Uno sguardo di sfuggita, uno sguardo per non finirti addosso, giusto un piccolo riconoscimento della persona. E sembra che i tuoi occhi pensano da quel concerto di bellezza e attendano quel piccolo sguardo ricambiato.. Attendi di vivere quel momento e ci vivi sopra, sospirando e provando un brivido dentro non appena lei è passata e ti ha lasciato un'altra tacca nel cuore. Solo con uno sguardo.
Passiamo sotto casa di Venke. Eravamo giusto interessati a capire dove viveva. Bel quartiere, tranquillo, parchetto piccolo davanti, neve e un po' di ghiaccio in giro. Tagliamo tutta Oslo in verticale e andiamo a casa di Lene. Prendiamo una stradina interna. Casette, piccoli palazzi, neve, tranquillità. Le foglie cadono dagli alberi immobili e silenziosi come le case. Immobili e pacifici, come gli occhi assonnati e gentili che ti circondano in questo piccolo pezzo di civiltà, di gente, di persone, di sentimenti mischiato con l'uomo. Le case dal tetto bello, con le finestre sporgenti, i giardini colorati e le stradine interne. Sembra tutto incastrato in un magnifico meccanismo. Non so di che tipo. Ma va bene così. Arriviamo nella famosa Sua via. Come sempre batticuore e paura ad andare sotto casa sua. Ci addentriamo fino a 5 metri dal campanello tra i palazzi. Poi ce ne andiamo. Il rumore dei passi pesa tantissimo, il rumore della mancanza di avere imposte nelle finestre ancora di più. Pesa tutto. E allora usciamo e riguardiamo quella casa. Un pensiero.
Ci vediamo alle sei nel pub di Linn. Gli altri due marpioni dall'ostello portano un'amica di Franko, Oda. Ci incamminiamo fino al tram e dopo un tot arriviamo. Arriviamo. Sfogliamo giornali, parliamo con la Linn.. la mitica donna che sa fare l'espresso migliore di tutta Oslo. E che quindi vale la pena provarlo. Parliamo, arrivano anche gli altri. Tentiamo di far mettere a suo agio le nordiche nella nostra caciara. Parliamo e scherziamo. Poi ci incamminiamo verso l'ostello, non prima di una figura di merda di Blasto che si è meritato la palma d'oro per questo (davanti a Paul dice: "Ma devi ciulare?") e di aver aiutato a sbaraccare tutto il locale. Cena, pasta al sugo amatriciana e vino. Nessuno si lamenta. Chiacchiere in italiano, inglese, norvegese. Quel che passa e che capita. Dolci tipici di li. Settantamila calorie l'uno. Però ci divertiamo. Ci divertiamo e la serata scorre via tranquilla, conoscendo, parlando dellla partita, dei giorni successivi, delle esperienze fatte. Solo che lo facciamo con due norvegesi femmine in tavola.
Riaccompagniamo sul presto Oda a casa, poichè è giovane ed ha il coprifuoco presto e la coppietta prende un'altra metro, così approfittiamo per vedere la zona børli. Residenziale. Sotto la neve, appena fuori Oslo e sotto uno strato, seppur piccolo, di neve e ghiaccio per le strade. Blasto prova il più classico degli sghigioni. La lasciamo sotto casa. Ultimo abbraccio e saluto norvegese.
Attesa della metro, indicazioni a dei tipi in inglese. Un cane che abbaia. Neve e silenzio alla fermata della metro di børli. Neve e silenzio sui binari, neve e silenzio in cielo, che non nevica ma è talmente tranquillo che sembra che sia ricoperdo di neve pure lui. E talmente trasparente che ti fa vedere dentro. E ti rilassa, ti calma. Ti spurga.
Penultima corsa della metro, casa, letto. Il giorno dopo avremmo potuto svegliarci a qualunque ora...

fine primo tempo

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Di lui al saluto con Lene ricordo distintamente anch'io il "Come here!" e il tendere le braccia di Lene.
Domle stava proprio a fianco a me; mi sono sorpreso x un attimo,
perche' Domle e' stato l'unico ad essere stato "riconosciuto", ma come dimenticare l'onnipresente tifoso del TIL?

-----Aker brygge, sarai per sempre la mia neste stopp... -----
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erotavlas
Fan

Posted - 08/11/2006 :  20:49:41  Show Profile  Click to see erotavlas's MSN Messenger address  Reply with Quote
Ho sentito un brivido mentre leggevo la vostra avventura. La narrazione degli eventi è coinvolgente. Domle 6 bravissimo

So che per qualche motivo,ogni passo che ho fatto da quando ho iniziato a camminare era un passo verso di te
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Knox
Fan

Posted - 08/11/2006 :  21:29:09  Show Profile  Visit Knox's Homepage  Click to see Knox's MSN Messenger address  Reply with Quote
Devo dire che stavolta lo stile Jullaresco di Domle nei suoi racconti, ha lasciato il posto ad uno stile più... Julla-melanconico che rende il tutto più leggibile e comprensibile da chi magari (come me) è un pò troppo al di fuori da queste avventure in cui ci sono a volte dei "messaggi in codice" (battute varie) percepibili in pieno solo di chi ha vissuto l'esperienza, ma anche di lettura più scorrevole e quanto mai coinvolgente.

Sarà il posto magico che non smetterà mai di stupire i nostri eroi, sarà il fatto che lassù vive una persona speciale... sarà...
Ma ogni volta che Domle deve incastonare delle parole per imprigionare in un racconto tutte le infinite e ineguagliabili emozioni vissute in questi incontri, devo dire che lo fa proprio bene !
Con la sua opera ci regala un pizzico di aria fresca proveniente dal Nord, di natura incontaminata, di città diverse, di vite diverse, e tanto altro... il tutto però condito con qualche chilo di buon Salmone !

Bhè, che dire, grazie !
Si attende il secondo tempo.



Verdeggianti pianure sconfinate, rigogliose terre incontaminate di mondi lontani. Ma anche la maestosità del mare. Mare aperto, dove è facile perdersi. Naufragare piacevolmente nelle rassicuranti profondità oceaniche dei tuoi occhi.
Lene, i'm lost in you....
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tiziano_lm
Fan

Posted - 08/11/2006 :  21:31:25  Show Profile  Click to see tiziano_lm's MSN Messenger address  Reply with Quote
Domle, sei un grande


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Domle
Fan

Posted - 10/11/2006 :  20:59:14  Show Profile  Visit Domle's Homepage  Send Domle an ICQ Message  Click to see Domle's MSN Messenger address  Reply with Quote
Seconda parte.
Sabato 4 Novembre.

Infatti ci svegliamo quando vogliamo. Avendo fatto il giornaliero tentiamo di andare a beccare un amico in una zona, Gaustad, per ora a noi ignota. Lavora in un Macdonald. Scendiamo a Blindern e proviamo a esplorarla. Non troviamo il negozio. Però passiamo davanti a un asilo dove stanno facendo come un mercatino. Entriamo, nell'atrio c'è lo sgabiozzo che vende la roba da mangiare di lì. Nelle aule, diviso per tipo di materie, c'è la roba da vendere. Fuori le cose più ingombranti. E' curioso e buffo. E ordinato. I nomi dei bambini sugli appendiabiti, i muri puliti, le casette fuori, solitarie, bianche, colorate e con giardino, fanno fantasticare. "Vorrei iscrivere mio figlio qui, mi hanno convinto".. I bambini corrono, le ragazze passano, i genitori e il preside girano e sorridono.. La gente da via i wafer tipici. Così va.
Torniamo sulla strada principale. Proviamo a cercare ancora un po' e scopriamo che quello che sembra essere un piccolo borgo si chiama Vindern. Come se fosse una piccola città cresciuta attorno a un mini centro commerciale, in cui si vede della vita. E in realtà è solo una piccola area della periferia di Oslo. Alla stazione del metro conosciamo una signora che sentendo la nostra voce ci riconosce (meno male che non dicevamo cose zozze). Si presenta e ci invita a seguirla. Ha fatto uno scambio e ora ospita un'italiana che studia lì. E ci si vorrebbe trasferire. A Lillehammer. Lei a sua volta ci presenta la sua sorella norvegese e una bambina più piccola, che anche lei dovrebbe parlare italiano. Hanno una casa ad Alassio. Ma non è la discussione poi anche proseguita nel metro (che non dovevamo prendere nemmeno in quella direzione credo, ma tanto eravamo li (e poi c'era Franko)), ma la nonchalance. "Vi presento la mia "sorella" norvegese. Boia che sorellina. Timida, non ha detto molto, ma non ne aveva bisogno. Non aveva bisogno effettivamente di parlare più di quanto un quadro o una statua fresca di genio abbiano bisogno di parlare. Bella. Oda si chiama. Facciamo delle fermate e scendiamo a Stortinget, con loro. Poi prima dell'uscita ci separiamo per non sembrare invadenti e torniamo in ostello. Il life motiv del break è il dire "vi presento la mia sorella norvegese". Gran bella ragazza. Italica pasta al sugo barilla col basilico.
Pomeriggio giro. Alle quattro Franko vuole andare nel pub degli ultras di una delle squadre di casa, il Vålerenga, per vedere il manchester. Andiamo, per curiosità.. Vediamo un bel pub in cui le birre non costano nemmeno eccessivamente. Monitor ovunque, sportivi, gente con magliette e sciarpe diverse. Misto.. Gente che segue senza esagerare. Anche se fossi entrato con la mia sciarpa del TIL non sarebbe successo nulla credo. uno dei baristi parla italiano, è italiano. Siamo ovunque. Vediamo solo un tempo di partita, poi decidiamo di andare a fare un giro per sfruttare ancora il giornaliero. Porto, Frognerpark. "Non dirmi che in sei volte che sei venuto non l'hai mai visto" mi dicono dei tizi italiani (uno di milano e uno di palermo (classica battuta "manca uno che si chiama "Sola andata" tra di voi e siamo a posto")) che la sera prima ci avevano visti salire in camera con le norvegesi. Li salutiamo... Il giro per il parco è rilassante, per quanto non ci siano i colori e i costumi corti dell'estate. E' sempre un bel rilassarsi. Guardiamo le papere che tentano di fare il più classico degli sghigioni sul laghetto ghiacciato,. Anche se non sono papere per me sono papere. Carine, fanno qua qua.. E poi torniamo, camminando su una patina di neve sciolta, acqua e foglie misto terra, come se stessimo camminando su un soffice strato di autunno. Cena, ennesima italica cena con pasta e sugo ai funghi. Indi ci prepariamo per il concerto. Marit Larsen, al Rockerfeller. Arriviamo un'ora abbondante prima. Tentiamo di capire qual è l'ingresso e ci appostiamo fuori da un portone. Pare strano che sia al secondo piano di un edificio. Ammiriamo nel cinema di fronte formarsi una meravigliosa fila. Sarà stata lunga cinquanta metri ma credo anche di più. Tutti in fila. Ordinatamente. Faceva una U, copriva tutto il quartiere.. Era proprio bella. Doveva esserci uno spettacolo di satira o non so che. Mi cade l'occhio su una scritta e facciamo in tempo ad accorgerci che l'ingresso è sul retro. Poco male, non c'è ancora nessuno. Alla otto e dieci, ci convinciamo tutti a metterci in fila. Ci sono solo tre persone prima di noi. Ci ripassiamo mentalmente tutti i dubbi. E se non riusciamo a portar dentro lo zaino con la videocamera, e se ci beccano, e se il pass non è a tuo nome, e se non c'è proprio il pass. Alla fine vada come vada, basta che non ci caccino fuori. Alle nove, quando aprono i cancelli, si è formata una fila discreta. Entriamo. Scivoliamo via, nessun controllo, nessun obbligo di lasciare zaini in reception. Ci appostiamo in prima fila, sotto al palco a neanche due metri dal microfono, leggermente sulla sua destra. Dopo un po' anche il bel Blastone (che doveva avere il pass per fotografare) arriva. E con il pass. Nonostante non c'era il suo nome in lista. Benedetti Napoletani e simili. Più che altro benedetto il fatto che arrivare dall'Italia per loro è ancora qualcosa di lontanissimo. Conta anche quello. Scopriamo che il concerto è alle 22:30, quindi dobbiamo aspettare ancora un'ora abbondante. La gente continua ad affluire, il posto non è grande, ci staranno 500 persone, forse di più. Stiamo larghi comunque. Facciamo conoscenza con due tipi affianco. Parliamo, uno suona in diversi gruppi, entrambi sono stati a molti concerti di Marit Larsen. Voglio imparare la pronuncia. Maaaarrrrit Larscn. Dopo un po' mi entra in testa. Parliamo di calcio, di un po' di tutto. Simpatici, sembravano giovani. Purtroppo quello affianco a me cantava tutte le canzoni e spesso urlava, quindi in realtà m'ha rotto i maroni. A parte questo, conoscenze che fan bene al momento.
Dieci e mezza. Scendono le luci ed entra sul palco. Capelli castani, stivaletti castani, vestito che uno sa che è norvegese, abbastanza sul tipico, quasi medioevale ma semplice. Uno che ha visto un nordico sa di cosa parlo. Canta. Canta e suona e le canzoni scorrono via. La sua voce scorre via, coperta da musica, sensazioni, occhi chiusi,occhiate, tentativi di carpirne la luce degli occhi. La musica scorre via. Una volta lei è al piano, una volta suona una chitarra, una volta una chitarra piccola, un banjo... una volta il protagonista è il batterista, una volta un altro chitarrista, una volta quella alla viola e lei li guarda ammirata. Così come noi la rubiamo a tutti e la facciamo nostra quando suona la chitarra e la fisarmonica assieme. E canta. Canta che ti rapisce. Canta canzoni dolci, canta canzoni che erano anni che volevi cantare. Canta e tutto finisce dopo il concerto, ma ti rimane una musica in testa.
A fine show proviamo a incontrarla. Ci sistemiamo all'ingresso e inizio a spargere la voce con chi passa e rimane li a parlare coi musicisti o con la security che siamo del suo fan club italiano, appena nato. Ci fanno i complimenti, sembrano increduli. Passa la violoncellista, il batterista "sardo" (non che sia sardo ma aveva un cappello da sardo) e un chitarrista. Ecco lì la fortuna. Il chitarrista parla italiano, aveva la ragazza a Genova. Le spieghiamo la situazione e le chiediamo se può dire a Maaarit Larscn che siamo qui. Prova. Va e dopo pochi minuti dice che sarebbe venuta a salutarci. Brindiamo con le nostre birre. L'area sotto al palco e piano piano tutto il Rockerfeller vengono sgomberati. Rimaniamo quasi solo noi vicino all'ingresso alle quinte, paraculati e protetti dalla security. Dopo un po ' la cantante esce, viene fermata dai suoi amici, da altra gente. Li saluta, noi trepidiamo. Li saluta uno per uno e il tempo ci sembra scorrer via velocissimo. Poi tocca a noi, ci facciamo avanti. Parliamo. E' tranquillissima. Tranquilissima e dolcerrima. Riusciamo a strapparle qualche sorriso. Anche sul palco non riusciva a stare seria nemmeno quando doveva. Sorrideva e rideva sempre. Come se fosse bello fare quel che fa. Come se si divertisse. E quindi ha vinto. Le parliamo un po' di noi, lei ci parla di quel che prova, di quel che fa. Si allontana un secondo per salutare gli altri fans rimasti dietro le transenne. Intanto passa una nostra vecchia conoscenza, la Pernille, che vedemmo 2 anni prima al concerto all' Oslo city di BertineMarlinZetlitz. Ci da il suo biglietto da visita e ci salutiamo promettendo di contattarci in caso fossimo saliti di nuovo. Passa anche il manager della Laaarscn. Ci presentiamo, ci diamo indicazioni sui lavori futuri, sui progetti. Tipiche domande professionali. Tipiche domande a cui avrà risposto un miliardo di volte, ma fanno serio e noi proviamo a essere seri. Poi torna lei. Ci abbracciamo per una foto. chiede "Big smile?".. E' bellissima e tenera, ti vien voglia di abbracciarla come un peluche e di non mollarla fin quando non deve andare in bagno a far pipi. Foto, autografi e saluti. Usciamo dalla sala. Giriamo l'angolo. Tiriamo fuori i giubbotti dallo zaino, sistemiamo foto e videocamera a posto, ci assicuriamo che ci sia tutto ed esultiamo. Esultiamo, gridiamo e ci abbracciamo perchè meglio di così non poteva andare. Meglio di così c'è solo da scavare verso il cielo.
Giriamo fino al porto fino a stremarci, senza meta e senza motivo. Non ci vanno bene i locali, non ci va bene nulla, siamo stanchi, i nordici il sabato sera esagerano un po' con l'alcol e comunque il centro non è il posto giusto per queste cose il sabato sera. Quindi torniamo all'ostello e dormiamo. Un saluto al turco, che stranamente era sveglio.


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Di lui al saluto con Lene ricordo distintamente anch'io il "Come here!" e il tendere le braccia di Lene.
Domle stava proprio a fianco a me; mi sono sorpreso x un attimo,
perche' Domle e' stato l'unico ad essere stato "riconosciuto", ma come dimenticare l'onnipresente tifoso del TIL?

-----Aker brygge, sarai per sempre la mia neste stopp... -----

Edited by - Domle on 10/11/2006 23:29:15
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marcycampa
Fan

Posted - 10/11/2006 :  23:20:24  Show Profile  Visit marcycampa's Homepage  Reply with Quote
Grande Domle berl racconto! Siete dei grandi!!!


That weekend in Geneve... UNBELIAVEBLE!!! Thank you Lene, Alistar, Lovebugs and Linda!!! Fantastic!!! Never to forget! :-)
http://marcycampaworld.spaces.live.com
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tiziano_lm
Fan

Posted - 11/11/2006 :  09:12:08  Show Profile  Click to see tiziano_lm's MSN Messenger address  Reply with Quote
L'ho letto ieri sera sulla PSP. Bravo!


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Domle
Fan

Posted - 12/11/2006 :  12:46:10  Show Profile  Visit Domle's Homepage  Send Domle an ICQ Message  Click to see Domle's MSN Messenger address  Reply with Quote
Terza e ultima parte


Il sole spalma il salmone sulle nuvole all'alba. E tutto si tinge di un arancio che sa di dolcissimo saluto.

Senza troppa fretta tanto per cambiare, ci alziamo. E' meglio essere riposati, sarà una lunga giornata. Pranziamo più presto del solito con il pasto italico per eccellenza che ora non ricordo ma che è italico per eccellenza. Per l'una e qualcosa usciamo, agghindati di sciarpe, magliette e maglione, per andare al pub dove dovrebbe esserci il ritrovo dei tifosi del TIL. Ed effettivamente c'è. Giriamo fin quando uno degli ultras mi riconosce. Feste per gli italiani che vengono a tifare TIL. Si sparge la voce. Dopo un attimo tutto l'Andy's, pub sa che degli Italiani tifano Tromsoe. In sottofondo il cd con gli inni del TIL. Primo giro di Birra. La cameriera ha un viso splendido e una maglietta che risalta le forme. Il dietro conferma tutto. La cameriera, che è anche barman, cassiera e tutto. Basta uno. L'età media dei tifosi del TIL più espansivi non è bassissima, ma c'è tutta la creme della curva, della Store Sto. Piano piano arrivano gli altri elementi principali, i capi, i settantenni tifosi del TIL da una vita, i capi coristi e conosciamo tutti. Si fermano e parliamo.. Contribuiamo alla colletta. Secondo giro di birra. Continuiamo a conoscere gente, cantiamo inni, urliamo. Sono canzoni che sappiamo, le abbiamo sentite mille e mille volte a casa. E ora siamo li ad alzare la sciarpa con gli altri e ad urlarle. Urliamo e cantiamo e saltiamo. E siamo ancora al pub. Entra anche la TV2 e per filmare la situazione e come volevasi dimostrare, ci indicano. Sembriamo una mascotte. Ci intervistano e finiamo sul notiziario sportivo delle 16 circa credo. Diverse persone testimoniano che siamo andati in onda. Rispondiamo alle domande dell'intervistatore esaltando la città e la squadra, esaltando quello sport pulito e quella gente socievole. Cantiamo l'inno davanti alla telecamera e alla fine partono gli applausi di tutti. Una famiglia.
Ed eravamo lì a parlare e a cantare quando abbiamo visto entrare lei.Bella. Un deja vu. Sembrava Lene. Lene in curva, coi tifosi della squadra della sua città. Solo che non era Lene. Era una ragazza che le somigliava. E' Sami. Boia, se sono tutte così!
Tentiamo di parlarle, parliamo con altri, conosciamo gente che ci può ospitare quando saliamo (e oramai abbiamo promesso che saliamo a Tromso. a vedere il TIL la prossima stagione). Conosciamo gente che ci può fare i biglietti scontati perchè lavora alla SAS. Conosciamo un miliardo di persone. E il vecchio di settant'anni con la maglia numero 70 ci offre un giro di birra. Partono le disquisizioni su quale sia la marca migliore. E così via, tra inni e alcol che un po' sale. Ci son già persone ubriache marce.
Alle 17 ci avviamo verso lo stadio. L'ora magica. Ci avviamo in testa al corteo, tra bandieroni, canti e tutto. Ci sistemiamo subito dietro Sara. Uno sghigia e quasi s'ammazza. Entiamo nel metrò. FACCIAMO TUTTI IL BIGLIETTO. Ve lo ripeto. Gli ultras del TIL fanno il biglietto quando, incolonnati, con bandiere e striscioni, con canti e cori, entrano in metropolitana. Invadiamo i vagoni. Quelli del Til in piedi e i tifosi del Valerenga seduti (erano lì già da altre fermate). Pacificamente. Si discute. Altra gente si bulla del fatto che veniamo dall'Italia. Facciamo tot fermate, poi usciamo tutti assieme. Ci avviamo verso lo stadio. Solo qualche bambino si permette di sfottere, gli altri entrano tutti ai loro ingressi, pacificamente. Pochissima polizia, direi nessuno. Solo qualche addetto dello stadio. Però poco prima delle perquisizioni ci dobbiamo fermare per aspettare Oda. Intanto ammiriamo la gente che entra e il primo scorcio dell'Ullevaal Stadion. Entriamo senza problemi e troviamo già tutti i tifosi schierati, come un blocco unico al centro della curva, dietro la porta. Ci ricaviamo un posto davanti. Alla sinistra degli ultras, che sono sistemati sia sopra che sotto di noi. Dietro la Lene e il uno dei capi megaubriachi.
La partita scorre, rischiamo subito. Cominciano i cori. Tutta la partita in piedi a cantare. Andiamo in vantaggio. Esplodiamo. Mi metto a saltare, urlare, abbracciare tutti a sinistra, a destra e dietro il tipo ubriaco. Esaltazione. Coro per il nostro bomber, Ole Martin Arst. Poi pareggiano su punizione. Gelo. Cominciano i conti per vedere se siamo retrocessi o riusciamo a rimanere in serie A (Tippeligaen).
Pausa bagno nell'intervallo. Perchè evidenziarla? Per sottolineare come vicino al bar e in quella zona, quando passavi davanti a un ultras del TIL, quello ti salutava. Ti salutava a pacche e ci scambiavi due parole. Una famiglia.
Ennesima sorpresa, a intrattenere il pubblico durante il break entra in campo Ravi, il rapper. Canta un pezzo di Tsjeriåu e di Neste såmer. Esaltazione. Foto. Oramai.....
Secondo tempo. I gol subiti iniziano a essere due, alla fine tre. Gli altri risultati non sono molto positivi ma continuiamo a cantare e a supportare, col capo degli Isberget che dall'alto della sua posizione, a tre quattro seggiolini di distanza, lancia i cori.
Finiscono le partite, ora tocca agli altri. Abbiamo perso, ma ci sono speranze. Quindi finalmente vediamo che dagli spogliatoi tornano in campo i giocatori urlanti e festanti. Siamo salvi. Stadio in tripudio. Da una parte coloro che hanno vinto, dall'altra coloro che sono salvi. Ed è festa. Qualche giocatore viene a salutare sotto la curva. Il vecchio Christiansen, 35 anni, che da l'addio al calcio. Sfolliamo poi, anche abbastanza velocemente. Mentre gli altri già salgono sul metrò, noi rimaniamo fuori ad aspettare i giocatori. Deflusso anche qui scorrevole e tranquillo, gli unici che fanno qualche Buuu sono i bambini. Fa anche bello. Alla fine dell'attesa abbiamo raccolto le foto con Arst e Rushfeldt, le due punte e con l'allentore che parla italiano, Steinar Nilsen, tanto simpatico, gentile, quanto contento. E poi Arst è la persona più tranquilla del mondo. Solo Rushfeldt sembrava più riservato. Ci avviamo di nuovo, una tifosa del Vålerenga in carrozzina ci dice che è contenta che siamo salvi. Ci fa piacere e sorridiamo. Metrò. Pub di nuovo. Da Andy's. Mentre il Blasto (porco) e il Franko (affilatore) vanno a mangiare fuori prendo un'altra birra e rimango lì. Fanno rivedere i gol. Entrano i tifosi dell' Alesund. Il capo-marito fortunato-della-Sami-ubriaco me li presenta. Ubriachi anche loro. Una parola con tutti. Ancora qualche coro, la gente comincia a scemare. Tornano anche gli altri. Altra birra. Parlo con un tizio che si offre di ospitarci quando saliremo perchè ha una casa grande e gli lascio i dati per un eventuale lavoro come programmatore.
Comunque uno dei ficcadonne della compagnia (a voi indovinare chi) approccia due nordiche e poi due signore tifose del Valerenga iniziano a parlare e a scherzare con noi. Una sa l'Italiano. Così, si chiacchiera, ci fa vedere la foto della figlia. Come volesse piazzarla. A Blasto. Auguri.
Indi, sarà stata la stanchezza, sarà stata l'ora ma decidiamo di andarcene. Non prima di aver salutato tutti. Tutti. Poi gli ultras. Il vero cuore della curva. Un abbraccio forte ad ognuno. Ci sentivamo come loro figli o fratelli, non lo so. Ma eravamo veramente uniti. Abbiamo promesso di andarli a trovare su e ci andremo.
La strada verso casa è un lento commentare la giornata, vedere le solite bionde estasianti. Con le sciarpe del TIL di fuori, senza paura di essere ospiti in questa città e rivali calcisticamente per una giornata.
Torniamo a casa e credo che il turco stesse dormendo ancora, o quasi.

Lunedì mattina ci svegliamo relativamente presto, ma relativamente comunque troppo tardi rispetto ai programmi, dato che dovevamo andare con le prime luci dell'alba in giro per far fare foto migliori al Blasto. Comunque biglietto giornaliero e in marcia verso il capolinea della linea 1. 40 minuti dopo ci troviamo su una collina, con il bosco attorno e oslo lontana sotto di noi, con la luce del sole che si riflette sul fiordo. Ci incamminiamo per i boschi. Sghigiamo. Vediamo un po' di tipico bosco norvegese. Nessun animale, ma tipico bosco norvegese.Soprattutto c'è gara di sghigioni. Verso le 11e30 chiamata anonima sul telefono. E' Venke che ci da appuntamento per oggi Ha chiamato dato che il suo pc ancora non funziona. Appuntamento alle 5 al solito posto. No, richiama poco dopo e lo sposta alle 2, così può venire anche il chitarrista. Perfetto. Camminata a passo veloce verso l'holmenkollen, metro, pianificazione dei minuti da lì alle 2.Uscita del metro, Jernebanetorget, supermercato, 4 kg di salmone (di cui 3 da portare a casa), aranciata. Ostello, doccia, lavaggio, pranzo a base di salmone e basta. Nel frattempo ci raggiunge pure il Paul. Ci prepariamo ed usciamo. Metro, Narvesen, Palazzo reale. Ci sediamo sulla statua ed aspettiamo. Puntuale in lontananza vediamo la sagoma inconfondibile di una gnocca nordica e di un chitarrista con chitarra al seguito. Ci salutiamo come amici che non si vedono da un po'. Scegliamo dove andare. Prendiamo una direzione. Sulla strada un gabbiano obeso. Venke dice "ma quanto mangia!" e lo insegue per farlo volare via. Simpatica e naturale. Poi attraversiamo la strada e lo fa zompettando. Entriamo in un albergo. Roba che se entriamo noi da soli ci tirano dietro dei cassonetti. Ci infiliamo in una specie di biblioteca. Ci accomodiamo. Parliamo. Venke ci parla dei suoi progetti futuri, di come sta andando l'album ecc. Poi ci chiede cos'abbiamo fatto e così via. Il chitarrista tira fuori la chitarra e noi tiriamo fuori il vino. Apprezzano l'incentivo e li tentiamo con l'Italia calda e piena di vino. "Food and Wine tour" direbbe qualcuno. Ci cantano live sul momento Kiss e una canzone a nostra scelta. Scegliamo "I Wonder". Vien fuori una roba meravigliosa che ti fa venire il magone. Applausi, ovazioni. Foto. Blog. Parliamo ancora. Quindi dopo circa un'ora ci lascia,perchè devono andare a scrivere e provare altre canzoni ancora. Ci salutiamo stringendoci forte. E' bello. Usciamo, Venke dice che ci richiama se stasera è libera per una birra, ma già sappiamo che non lo farà, mica possiamo pretendere troppo! Usciti, camminiamo. Esaltati, camminiamo. Andiamo fino in centro e poi a prendere il metrò. Linea tre, capolinea. Sognsvann. Ultimo saluto al laghetto.Al meraviglioso laghetto, un posto dove parlare in maniera preferenziale con l'universo. Beh, l'ho scritto sopra no? Ecco. Tramonto sul laghetto. Ritorno in centro. Andiamo in 4 in giro per i negozi per fare le ultime spese (nonostante siamo totalmente senza soldi, anche stavolta abbiamo sforato il budget di centomila miliardi di euro. Ottimo. Finito lo shopping il Paul torna dalla donna e noi ci facciamo una multietnica pasta tonno e salmone, contornata da birra Mack. Ovviamente c'è gente che mangia in maniera porcosa etti ed etti di tutto, tanto è da finire, e chi ripensa ancora alla giornata e alle giornate trascorse.
Ma c'è poco tempo, alle 21 dobbiamo di nuovo essere al Bohemien per vedere Napoli Juve. Ci riprepariamo, corsa giù, tram 12 fino in centro, indi Karl Johan a piedi semivuota fino al locale. Via le sciarpe del TIL per rispetto del posto, anche se in realtà non credo ci sarebbe successo qualcosa, ed entriamo. Dentro, la zona napoli juve è divisa in due, Da una parte i napoletani, quasi tutti italiani, dall'altra gli juventini, misti. Ci accomodiamo in mezzo. Dopo poco passano a salutarci il Paul e la Linn. Un ultimo ciao prima di tornare in Italia. Fine primo tempo. Birra. Buona. Juve in vantaggio. Urla alla nostra sinistra. La gente si alza e si abbraccia. Partono dei cori. Dopo poco pareggia il Napoli. CASINO. volano tutti in piedi. Vola uno sgabello. La gente si abbraccia e urla. Un tizio esagera e si mette a dire frasi "Non da popolo norvegese" ai tifosi juventini mostrando il dito medio. Si rischia. Momenti di tensione. Poi i Napoletani richiamano l'esaltato e finisce lì. Finisce anche la partita, con applausi liberatori da parte di tutti. Anche nostri che ne siamo usciti vivi. In Italia già sarebbeo partite le coltellate.
Usciamo e andiamo a piedi fino all'Ostello. Il turco dorme. Ancora. Mettiamo via le valigie. Finiamo quel che dobbiamo finire.
Buttiamo l'immondizia, buttiamo tutto quel che abbiamo vissuto in testa e la finiamo così, come si finisce un racconto bellissimo, con in realtà ancora tutto da realizzare....

I try and I try
[I will try so hard]
I play with the fire
[I circle ‘round the fire because]
It goes unexplained
I’m still in the game



--------------------------------
Di lui al saluto con Lene ricordo distintamente anch'io il "Come here!" e il tendere le braccia di Lene.
Domle stava proprio a fianco a me; mi sono sorpreso x un attimo,
perche' Domle e' stato l'unico ad essere stato "riconosciuto", ma come dimenticare l'onnipresente tifoso del TIL?

-----Aker brygge, sarai per sempre la mia neste stopp... -----

Edited by - Domle on 12/11/2006 12:46:55
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marcycampa
Fan

Posted - 12/11/2006 :  22:10:46  Show Profile  Visit marcycampa's Homepage  Reply with Quote
Grandi ragazzi grande Dom per il racconto!


That weekend in Geneve... UNBELIAVEBLE!!! Thank you Lene, Alistar, Lovebugs and Linda!!! Fantastic!!! Never to forget! :-)
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Domle
Fan

Posted - 12/11/2006 :  23:02:27  Show Profile  Visit Domle's Homepage  Send Domle an ICQ Message  Click to see Domle's MSN Messenger address  Reply with Quote
Almeno una persona che legge le pappardelle c'è... mi rincuora!

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Di lui al saluto con Lene ricordo distintamente anch'io il "Come here!" e il tendere le braccia di Lene.
Domle stava proprio a fianco a me; mi sono sorpreso x un attimo,
perche' Domle e' stato l'unico ad essere stato "riconosciuto", ma come dimenticare l'onnipresente tifoso del TIL?

-----Aker brygge, sarai per sempre la mia neste stopp... -----
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tiziano_lm
Fan

Posted - 13/11/2006 :  00:11:58  Show Profile  Click to see tiziano_lm's MSN Messenger address  Reply with Quote
Guarda Domle che ho letto tutte e tre le parti anche io!


«Best fans in the world!»
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Panzer
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Posted - 13/11/2006 :  01:43:39  Show Profile  Reply with Quote
Idem come sopra....sarà che il salmone mi attira sempre
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tiziano_lm
Fan

Posted - 13/11/2006 :  09:41:15  Show Profile  Click to see tiziano_lm's MSN Messenger address  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Panzer

Idem come sopra....sarà che il salmone mi attira sempre

Io sto dietro anche rispetto al salmone dato ke non mi piace!hihihihihi!! Forse vado a cominciare a far cura dal dietrologo!


«Best fans in the world!»
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Len
Fan

Posted - 14/11/2006 :  15:51:02  Show Profile  Reply with Quote
Vabbè..ma si sa..sono davvero forti i racconti di Domle. A me piace tanto come scrive. Ma anche se non dovesse interessarmi nulla dell'argomento lo leggerei lo stesso perchè so che in qualche modo coinvolgerà.. Bravo Dom!

quote:
Originally posted by Domle
Il sole spalma il salmone sulle nuvole all'alba. E tutto si tinge di un arancio che sa di dolcissimo saluto.



Fighissima sta frase!!

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Len
You live inside of me Lene..
Le persone cambiano e si dimenticano di avvisare gli altri. ....VIVI E LASCIA VIVERE!!
Vivo lassù..senza limiti di spazio,senza limiti di tempo..sono uno spirito libero nessuno potrà mai conquistarmi..a meno che non si presenti sotto forma di pizza!!^^ -Nuvola-
..CHE ANDARE VA BENE PERO' A VOLTE SERVE UN MOTIVO.. (Liga)

AMO GLI HUSKY!!!! e presto avrò il mio Buck!
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riccardino
Fan

Posted - 14/11/2006 :  15:56:03  Show Profile  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Len
quote:
Originally posted by Domle
Il sole spalma il salmone sulle nuvole all'alba. E tutto si tinge di un arancio che sa di dolcissimo saluto.



Fighissima sta frase!!



Fighissima e poetica, bravo Domle!
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Nemo
Fan

Posted - 15/11/2006 :  23:14:33  Show Profile  Visit Nemo's Homepage  Click to see Nemo's MSN Messenger address  Reply with Quote
Ieri ho letto tutto il racconto di Domle. Non sapevo se ridere o piangere. Era come se lo stavo vivendo in quel momento anche se non ho avuto la fortuna di viverlo con loro. Spero alla prossima trasferta di potervi partecipare anche perchè mi manca da morire la Norvegia, il TIL e Tromso (quando lo vedo nella webcam mi sembra di rivivere la bella vacanza che ho trascorso la scorsa estate).

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Domle
Fan

Posted - 01/12/2006 :  00:32:49  Show Profile  Visit Domle's Homepage  Send Domle an ICQ Message  Click to see Domle's MSN Messenger address  Reply with Quote
Tra meno di 24h partirà una spedizione commerciale in Norvegia....


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Di lui al saluto con Lene ricordo distintamente anch'io il "Come here!" e il tendere le braccia di Lene.
Domle stava proprio a fianco a me; mi sono sorpreso x un attimo,
perche' Domle e' stato l'unico ad essere stato "riconosciuto", ma come dimenticare l'onnipresente tifoso del TIL?

-----Aker brygge, sarai per sempre la mia neste stopp... -----
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ALEXXX82
Fan

Posted - 01/12/2006 :  02:06:50  Show Profile  Reply with Quote
Vai e colpisci come al solito, c'e gente che confida in te.

"e tutto quello che devi fare è metterti le cuffie,sdraiarti per terra e ascoltare il cd della tua vita,traccia dopo traccia nessuna è andata persa,tutte sono state vissute e tutte in un modo o nell'altro servono ad andare avanti.Non pentirti,non giudicarti,sei quello che sei e non c'è niente di meglio al mondo.PLAY,PAUSE,REWIND e ancora,ancora,ancora non spegnere mai il tuo compositore continua a registrare e a mettere insieme i suoni della tua vita...e se scenderà una lacrima quando li ascolti,beh non avere paura... è come la lacrima di un fan che ascolta la sua canzone preferita.". - A tutti i fan
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