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 Legge d'iniziativa popolare per l'acqua pubblica
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 26/01/2007 :  16:01:42  Show Profile  Reply with Quote
Grazie a Domle per questo "reportage" e devo dire che anche il tuo commento ironico è tristemente azzeccato.
Riporto il punto fondamentale di tutta la questione, ben spiegato:
"La forma stessa della società per azioni, sostiene il dossier, non è adatta alla gestione dell'acqua: la finalità di lucro non è compatibile con l'amministrazione di un diritto. Ed è evidente la contraddizione fra l'esigenza di una società di vendere il maggior numero possibile di metri cubi di acqua e l'esigenza della collettività di tutelare, preservare, risparmiare l'acqua."

E' proprio per questo motivo, facendo un'analisi delle leggi in materia, che la Legge Galli ha una logica sbagliata e va sostituita con questa legge d'iniziativa popolare. La Galli all'art.9 c.4 prevede infatti che "al fine di salvaguardare le forme e le capacità gestionali degli organismi esistenti che rispondono a criteri di efficienza, di efficacia e di economicità, i comuni e le province possono provvedere alla gestione integrata del servizio idrico anche con una pluralità di soggetti e di forme tra quelle di cui al comma 2." Il comma 2 rimanda alla nota L.142/90 sull'Ordinamento delle autonomie locali la quale all'art.22 comma 3 lett. e) prevede appunto che "I comuni e le province possono gestire i servizi pubblici nelle seguenti forme:
- a mezzo di società per azioni o a responsabilità limitata a prevalente capitale pubblico locale costituite o partecipate dall'ente titolare del pubblico servizio, qualora sia opportuna in relazione alla natura o all'ambito territoriale del servizio la partecipazione di più soggetti pubblici o privati."
Orbene, la legge Galli come abbiamo visto prevede che si possa "salvaguardare le forme e le capacità gestionali degli organismi esistenti" (ossia: porre rimedio all'inefficienza dei servizi pubblici) tramite questi altri soggetti privati (o in parte privati), ma dagli anni '80 a oggi si è dimostrato che la privatizzazione di servizi essenziali procura soltanto perdite di patrimoni agli Stati, non migliora l'efficienza dei servizi e li commercializza, il che ha almeno 3 conseguenze: 1. si alzano i prezzi, per cui chi non può pagare resta a secco; 2. non si ha più una distribuzione equa delle risorse; 3. l'utente è considerato soltanto un cliente, non un cittadino con dei diritti: tutta la visione si sposta sul lato economico della gestione, invece che restare su quello sociale.
Inoltre, visto che i soggetti con più soverchiante capacità economica e tecnica sono al solito le multinazionali (in questo caso 9 su 10 sono europee, capeggiate dalla Vivendi) ogni gara d'appalto la vincono loro, garantendosi alla fine una specie di monopolio che va a sostituirsi a quello statale (anzi è in realtà europeo-mondiale) ma con peggiori prospettive per i cittadini, come abbiamo visto, e se lo Stato rivolesse indietro la gestione dovrebbe sottostare al potere di ricatto di questi colossi che in molti casi hanno le loro casse messe molto meglio degli Stati.
Perciò lo Stato, invece di svendere, poi accorgersi che la situazione è peggiorata, e quindi ricomprare, spendendo un patrimonio, dovrebbe investire subito più denaro nel controllo della gestione e anche nel controllo dei suoi funzionari corrotti. In ogni caso la situazione resterebbe sempre migliore a livello pubblico (pur con il 40% -secondo le stime- dell'acqua che si perde in vario modo lungo il percorso prima di arrivare ai rubinetti) che affidandola a gestori privati, il cui unico obiettivo è il profitto su questo bene essenziale non commerciabile.

Ho trovato un articolo interessante (di ben 1 anno e mezzo fa!) che vi consiglio di leggere. Ribadisce con maggiore urgenza e con una visione globale le cose che andiamo dicendo, e solleva anche un'altra problematica di cui non sapevo, quello delle nanotecnologie che si vuole impiegare in materia.


Pour me some wine join me tonight Surround me with your happy faces
I needed the laughs I needed you tonight Life is so good when I'm with you

Edited by - Marko on 26/01/2007 16:13:24
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riccardino
Fan

Posted - 26/01/2007 :  17:57:01  Show Profile  Reply with Quote
Ok, la battuta di Domle significa che è meglio prevenire che curare, ma secondo me state creando allarmi eccessivi. Se ci sono delle aziende municipalizzate che applicano tariffe adeguate, nonostante siano state già in parte privatizzate, significa che il caso della Bolivia non è neanche paragonabile alla nostra attuale situazione. Se temete che il processo di privatizzazione in atto possa portarci a fare la fine della Bolivia, non credo che la soluzione sia quella di mettere tutto nelle mani dello Stato togliendo tutto ai privati, ma semmai quella di istituire un'organismo di controllo, una sorta di Authority dello Stato che vigili sulle tariffe, stabilendo dei limiti che non possano essere superati, come avviene ad esempio per le Telecomunicazioni ed altri servizi. Ciò consentirebbe di mantenere una situazione di libero mercato come negli altri settori dell'economia, senza appesantire la macchina dello Stato e garantendo ai cittadini tariffe adeguate.
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 19/02/2007 :  13:51:57  Show Profile  Reply with Quote
Raggiunte le 50.000 firme necessarie per l'iniziativa di legge popolare. Si va avanti!

Intanto poco fa il Tg2 ha riportato 2 notizie che riguardano l'acqua che direi sono allarmanti: una potete leggerla QUA. L'altra notizia riguardava la scoperta (da parte della forestale credo) di pratiche di sottrazione e deviazione verso centrali, dell'acqua di molti fiumi o ruscelli di montagna, il che provoca logicamente danni all'ambiente circostante che vive di o in quell'acqua.


--------- I hide, will you ever reach me? --------

Edited by - Marko on 19/02/2007 13:52:22
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riccardino
Fan

Posted - 20/02/2007 :  18:20:06  Show Profile  Reply with Quote
Temo che questa iniziativa popolare sia destinata a non avere successo, soprattutto perchè i processi di liberalizzazione e privatizzazione in Italia e in Europa sono sempre più in espansione. L'attuale Governo sta pianificando ed attuando la liberalizzazione di molti settori dell'economia. Uno fra tutti, il settore dell'energia, che implicherebbe l'entrata sul mercato di soggetti privati.
Come potrebbe il Governo italiano decidere di statalizzare la gestione dell'acqua, se sta pianificando la liberalizzazione dell'energia?
Come ho detto nel mio precedente intervento, credo che la strada giusta sia quella di aprire anche ai privati ma con regole precise (limiti tariffari, ad esempio) e controlli severi.
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 21/03/2007 :  16:45:06  Show Profile  Reply with Quote
Domani è la Giornata Mondiale dell'acqua e in Italia è già in corso la settimana per l'acqua, con l'intento di raccogliere altre migliaia di firme a favore della legge, anche se il maltempo non sta aiutando i banchetti.

Intanto lunedì sono usciti due articoli sul tema acqua, che insieme a quelli sul clima in generale si stanno facendo (giustamente) sempre più numerosi sui quotidiani e alla tv. Uno degli articoli è apparso a tutta pagina sul Sole 24 ore ed è interessante in quanto fa notare come numerose guerre fin dall'antichità siano state fatte a causa dell'acqua (il termine "rivale", secondo i linguisti, indicherebbe proprio delle persone che su rive opposte si contendono il diritto d'irrigazione). L'articolo lancia poi l'allarme sulla diminuizione progressiva di questo bene fondamentale per la vita, sia in Europa che negli altri continenti, sulla base di rilevazioni fatte dal 1950. E c'è anche una mappa dei fiumi più importanti del mondo e delle regioni attraversate: molte guerre sono sorte proprio perché, nonostante i trattati in materia, il paese dove un fiume nasce spesso sottrae molta parte dell'acqua agli altri paesi che il fiume attraversa. Ecco l'articolo
L'altro articolo è più statistico ed è apparso sul Giornale

Aggiungo che il processo delle liberalizzazioni, auspicabile in tanti settori dell'economia per aumentare la concorrenza e portare anche ad un ribasso dei prezzi (purché vi siano sempre gli adeguati controlli per garantire la qualità e regolarità dei beni e servizi offerti) non può riguardare beni fondamentali per la vita come l'acqua, perché qui si toccano i diritti cd. inalienabili, cioé quelli senza i quali non è possibile l'esistenza, diritti quindi antecedenti ad ogni logica di mercato. Perciò, se vi è un bene che deve restare pubblico e di cui lo Stato deve farsi assicuratore per garantirlo a tutti a tariffe minime, questo è proprio l'acqua.


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riccardino
Fan

Posted - 22/03/2007 :  18:02:33  Show Profile  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Marko
Aggiungo che il processo delle liberalizzazioni, auspicabile in tanti settori dell'economia per aumentare la concorrenza e portare anche ad un ribasso dei prezzi (purché vi siano sempre gli adeguati controlli per garantire la qualità e regolarità dei beni e servizi offerti) non può riguardare beni fondamentali per la vita come l'acqua, perché qui si toccano i diritti cd. inalienabili, cioé quelli senza i quali non è possibile l'esistenza, diritti quindi antecedenti ad ogni logica di mercato. Perciò, se vi è un bene che deve restare pubblico e di cui lo Stato deve farsi assicuratore per garantirlo a tutti a tariffe minime, questo è proprio l'acqua.



Anche l'energia è un bene fondamentale per la vita, eppure qui in Italia si va verso la liberalizzazione. Delle due, l'una: o è sbagliato liberalizzare il settore energetico ed è corretto statalizzare il settore idrico, o è corretto liberalizzare il primo e sbagliato statalizzare il secondo.
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 27/03/2007 :  12:46:42  Show Profile  Reply with Quote
L'energia non è un bene fondamentale per la vita, non in senso assoluto, ma solo in quanto garantisce qualità della vita. Senza luce puoi vivere, senz'acqua no. Senz'energia torneremmo indietro di 1 secolo, eppure allora si viveva cmq, come si è sempre vissuto da quando l'uomo esiste; e poi pensiamo alle immense baraccopoli che ancora oggi gravitano attorno alle metropoli di tutto il mondo: la luce non ce l'hanno, non hanno praticamente nulla, vivono recuperando la spazzatura che noi scarichiamo da loro, ma l'acqua devono cmq andare a prendersela da qlc parte.
Da questo si capisce come l'acqua sia un bene sul quale non è ammissibile alcuna concessione al mercato, si capisce come si stanno attaccando anche le basi della nostra esistenza pur di fare ancora + profitti, si capisce come l'uomo occidentale sta materializzando tutto e sacrificando anche i diritti più sacrosanti al dio denaro. Non vi scattano campanelli d'allarme, non vi smuove nulla dentro questa situazione di rischio sempre maggiore per i poveri (ma non solo) del pianeta (eh già finché stiamo bene noi che ci frega, ma fra poco toccherà anche a noi, statene certi). Dite che il mondo fa schifo ed è ingiusto, proviamo almeno ad impedire che diventi ancora più ingiusto.
Non dimentichiamo infatti che il senso della legge d'iniziativa popolare è anche di risparmiare (non si chiede di fare sacrifici, ma solo di non sprecare come se dopo di noi ci fosse il nulla) e recuperare un po' di fondi per assicurare dell'acqua (potabile!) ai più poveri.


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Edited by - Marko on 27/03/2007 13:04:13
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 27/03/2007 :  14:53:41  Show Profile  Reply with Quote
Un articolo uscito un mese fa sulla Repubblica, per capire come stanno ragionando le grandi potenze per investire sull'acqua, mentre noi crediamo che al centro ci sia ancora l'energia.


Una lettera mandata dal presidente Greenpeace a Beppe Grillo, per capire quanto siamo a rischio anche noi in termini di disponibilità:

L’oro... trasparente

La Direttiva 60/2000 dell’Unione Europea recita : "...l’acqua non è un prodotto commerciale, bensì un patrimonio che va protetto". L’acqua è una risorsa ciclica (evapo-traspirazione, trasporto, precipitazione) criticissima per la vita: se le precipitazioni annue fossero distribuite non in funzione delle tendenze meteoclimatiche, ma di quelle demografiche (esempio per assurdo la densità di abitanti per unità di territorio), vi sarebbe enorme disponibilità di risorsa rispetto al fabbisogno.
Ciò, ancor più se comportamenti razionali generalizzati prevenissero l’inquinamento delle acque usate e rilasciate dagli insediamenti antropici, garantirebbe la sopravvivenza della specie senza dover intaccare neppure in minima parte la quota sotterranea delle risorse idriche.
Così evidentemente non è.
L’incultura dell’acqua "res nullius", in Italia, porta al paradosso che ci vede consumare 170 litri di acqua imbottigliata / abitante all’anno, contro una media europea di 85 ed una mondiale di 15, equivalenti a 5 miliardi di contenitori plastici che si trasformano in 100.000 tonnellate / anno di rifiuto urbano.
L’acqua imbottigliata, assoggettata a regimi di controlli spesso rivelatisi lacunosi, ha un costo variabile tra 30 e 50 cent. di Euro, cui si dovrebbero sommare i costi di smaltimento del contenitore, mentre 1000 litri di acqua da acquedotto, certo più controllata sul piano chimico-batteriologico, non costano più di 1 Euro.
Gli Italiani dichiarano che alla base di questo paradosso c’è la convinzione che l’acqua imbottigliata sia più sicura (51%), più “buona” (35%), meno “dura” (14%)
Il nostro Paese, sin qui collocato in una fascia climatica temperata e dotato di una ricca orografia e di una importante articolazione idrologica superficiale (l’acqua naturalmente o artificialmente invasata ammonterebbe a circa 10 miliardi di metri cubi), risulta anche ricco di acquiferi sotterranei, la cui capienza è stimata tra i 5 e i 12 miliardi di metri cubi.
La maggior parte della risorsa, in virtù dell’andamento delle precipitazioni e delle caratteristiche podologiche, è concentrata al Nord, il 15% al Centro, il 12% al Sud, il 4% tra Sardegna e Sicilia.
Ciò nonostante, la crisi idrica è alle porte in tutto il Paese, anche come effetto del cambiamento climatico globale in atto, che vedrà l’aridificazione interessare il Centro-Sud e la subtropicalizzazione il Nord, con decremento del volume totale delle precipitazioni, che però si verificheranno in un minor numero di eventi, ciascuno dei quali, stante anche il malgoverno del territorio, potrebbe diventare "estremo" in termini di effetti attesi (esondazioni, dissesto, rapidissimo fluire al mare, ecc).
Di ciò ben si stanno accorgendo le Compagnie di Assicurazione. Cosa sta all’origine di questa scarsità annunciata? Le cause prevalenti sono così sintetizzabili:
- decennale incuria/mancata manutenzione delle reti di collettamento ed adduzione, che porta ad un livello di dispersione della risorsa idrica captata variabile tra il 30% della Emilia-Romagna e l’oltre 50% dell'Acquedotto Pugliese.
- inquinamento dei corpi fluviali da parte di insediamenti industriali, attivi e dimessi, ed urbani, in spregio ad ogni normativa, stante anche la totale aleatorietà del regime dei controlli ambientali.
- ormai insostenibile idroesigenza di un settore primario caratterizzato per decenni da monocolture intensive e da tecniche irrigue (es. a pioggia) dissipatrici di oltre il 30% dell’acqua erogata, peraltro a costo marginale.
- mancata generalizzazione di apparati (diffusori, ecc) per la minimizzazione dei consumi a parità di prestazione a livello dei consumi domestici. L’eccellente esperienza condotta al riguardo a Bagnacavallo in Emilia Romagna ha mostrato come questa sola misura, il cui bassissimo costo (2-3 Euro/abitante) si ripaga comunque con i certificati bianchi per la minore spesa energetica del servizio idrico, consenta di ridurre i consumi familiari dialmeno il 10-12%.

Walter Ganapini, Presidente Greenpeace Italia


E questo è stato il commento di Beppe Grillo, sempre molto efficace , nel giorno della giornata mondiale dell'acqua:

“L’acqua non è una merce.”
Ripetetelo allo specchio ogni mattina: vi darà consapevolezza.
I numeri parlano e ci sussurrano dati che non vogliamo ascoltare. Un miliardo di persone non ha acqua potabile. Un milione e ottocentomila bambini muoiono ogni anno per malattie causate dall’acqua inquinata. Dove va l’acqua? Una tazza di caffè richiede 140 litri di acqua, un paio di jeans 11.000 litri, un’automobile 400.000 litri. E solo il 3% dell’acqua del pianeta è potabile.
In Italia l’acqua è una risorsa finanziaria e, quindi, viene privatizzata. Dove prima c’era una sorgente, una fontana pubblica sono arrivati gli imprenditori. I mercificatori dell’acqua. Un bene primario si è trasformato in azioni, in asset, in profitto. L’acqua deve restare in mani pubbliche, le nostre mani. Se non funzionano gli acquedotti pubblici, se sono bucati, vanno riparati, anche a calci nel c..o. I privati devono starne fuori.


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Edited by - Marko on 27/03/2007 14:55:24
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riccardino
Fan

Posted - 27/03/2007 :  17:48:11  Show Profile  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Marko

L'energia non è un bene fondamentale per la vita, non in senso assoluto, ma solo in quanto garantisce qualità della vita. Senza luce puoi vivere, senz'acqua no. Senz'energia torneremmo indietro di 1 secolo, eppure allora si viveva cmq, come si è sempre vissuto da quando l'uomo esiste; e poi pensiamo alle immense baraccopoli che ancora oggi gravitano attorno alle metropoli di tutto il mondo: la luce non ce l'hanno, non hanno praticamente nulla, vivono recuperando la spazzatura che noi scarichiamo da loro, ma l'acqua devono cmq andare a prendersela da qlc parte.



Non credo si possa scindere vita e qualità della vita. Se la mancanza di energia (luce, riscaldamento) determina una condizione di vita disumana o di pessima qualità della vita, significa che anche l'energia, come l'acqua, è vita. Quindi, o tutte e due in mano interamente pubblica, o entrambe in mano anche privata. Altre soluzioni (un bene allo Stato, l'altro ai privati) continua ad apparirmi come una contraddizione.

Edited by - riccardino on 27/03/2007 18:04:31
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 27/03/2007 :  18:46:27  Show Profile  Reply with Quote
Prova a guardarla da questo punto di vista: l'energia elettrica non è un bene che trovi direttamente in natura, ma un servizio prodotto dall'uomo, che quando non ce l'aveva si riscaldava con il fuoco (non per niente si dice che sia la più grande scoperta umana) e ancora oggi in tante case di paese in inverno per riscaldarsi la gente si accende il camino, mentre i nostri nonni o bisnonni la sera ad es. studiavano alla luce delle candele e i cibi nei periodi caldi li conservavano sott'olio, nelle cantine o sotto la cenere, se non avevano il ghiaccio, e non credo che vivessero poi tanto male. Sicuramente pagavano meno bollette!
L'acqua invece è un bene naturale, che cioé è presente in natura, e dal momento che è anche indispensabile per la vita, tutti gli abitanti di questa terra vi hanno diritto e nessuno può appropriarsene per rivenderlo ad un prezzo più elevato (le uniche spese ammissibili sono quelle di trasporto e di gestione, ma una gestione che non sia discriminante).
Riflettendo, se il nostro pianeta è probabilmente l'unico abitato nell'universo è perché contiene questa sostanza che si può davvero definire miracolosa. L'altra sostanza irrinunciabile, perché anch'essa indispensabile alla vita, è l'aria: adesso ci manca soltanto che ci tassino anche quella, magari per assicurarci di respirare aria pulita! (un po' come x gli ortaggi bio che costano già il doppio degli altri). Forse fa ridere, ma non è una prospettiva fantascientifica, se continueremo ad inquinare come ora, quella di uomini che vivranno attaccati a una bombola d'ossigeno (faranno affari anche sull'ossigeno) o incapsulati in qlc modo dal mondo esterno -e in molte città cinesi già vanno in giro fissi con le mascherine- per poter ancora respirare aria sana.
Il terzo elemento indispensabile alla vita è il sole: ci fornisce calore e luce naturali per almeno metà delle 24 ore, e fa vivere e crescere tutto il pianeta. Poi è chiaro che la civilizzazione dell'uomo si è fondata anche su scoperte come l'elettricità, i servizi in casa ecc. (e tuttavia non definirei incivili chi ancora non ce li ha, ma spesso solo sfortunati perché invece di nascere a Roma sono nati magari a Korogocho); resta cmq il dato obiettivo che non si tratta di beni indispensabili per la vita.

Il senso del mio discorso è che qui si tratta di una questione di principi e beni fondamentali alla stessa sopravvivenza. Non si tratta di discutere se anche l'energia deve rimanere in mano pubblica, possiamo essere d'accordo o meno, ma su una cosa tutti dovremmo essere d'accordo: l'acqua non è un bene mercificabile!


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Edited by - Marko on 27/03/2007 18:51:23
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riccardino
Fan

Posted - 28/03/2007 :  18:23:15  Show Profile  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Marko
Il senso del mio discorso è che qui si tratta di una questione di principi e beni fondamentali alla stessa sopravvivenza. Non si tratta di discutere se anche l'energia deve rimanere in mano pubblica, possiamo essere d'accordo o meno, ma su una cosa tutti dovremmo essere d'accordo: l'acqua non è un bene mercificabile!



In questo senso, sono assolutamente d'accordo.
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 24/04/2007 :  22:29:10  Show Profile  Reply with Quote
http://www.youtube.com/watch?v=IUeL0k25NeY

Reagazzi, meglio che cominciamo a risparmiare sul serio visto che siamo ancora troppo spreconi


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Edited by - Marko on 26/04/2007 09:59:12
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cri
Staff

Posted - 26/04/2007 :  14:32:49  Show Profile  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Marko

http://www.youtube.com/watch?v=IUeL0k25NeY

Reagazzi, meglio che cominciamo a risparmiare sul serio visto che siamo ancora troppo spreconi


Concordo...impegnamoci tutti per il risparmio di un bene dal grandissimo valore...


*Cri*
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riccardino
Fan

Posted - 26/04/2007 :  15:49:59  Show Profile  Reply with Quote
Ieri su "La 7" la puntata di "Otto e mezzo" riguardava proprio la situazione idrica nel nostro Paese. Ospiti interessanti e preparati hanno dichiarato che l'Italia è l'unico Paese europero a non aver recepito la direttiva Europea del 2000, in cui vengono indicate le modalità con cui è possibile prevenire i danni derivanti da eventuali siccità improvvise.
Gli ospiti hanno poi rivelato che il consumo domestico di acqua ammonta soltanto al 5-10% del totale, mentre circa il 50% dei consumi è appannaggio dell'agricoltura, la restante percentuale è appannaggio di industria e terziario.
Da questo dato, emerge che il risparmio di acqua non deve essere adottato solo dalle famiglie italiane, che rappresentano la minoranza dei consumatori, ma soprattutto da Agricoltura e Industria, che ancora oggi sono causa di grandi sprechi.
Noi, comunque, cerchiamo di fare la nostra parte.
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 27/04/2007 :  12:50:48  Show Profile  Reply with Quote
NOTIZIA:
Padre Alex Zanotelli sabato 28 aprile alle ore 20,30 sarà ospite in diretta alla trasmissione "Che Tempo che fa". Parlerà in particolare della ripubblicizzazione dell'acqua, dei termovalorizzatori, della democrazia partecipativa e del ruolo della società civile oggi.


Cercate di non perdervelo. C'è da ringraziare in anticipo Fabio Fazio, che è uno dei pochi che presenta sempre ospiti e argomenti interessanti di cui si parla poco. Menomale che adesso è tornato anche Enzo Biagi (che non per niente era stato da Fazio e lo ammira) e spero che anche lui si occuperà del problema.

Ps. Il programma comincia alle 20.10 cmq.


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Edited by - Marko on 27/04/2007 17:30:06
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 30/04/2007 :  20:16:22  Show Profile  Reply with Quote
L'intervista a Zanotelli è stata breve ma densa di vita. Ha reso con poche e semplici parole (e anche con qualche dato) l'assurdità del mondo in cui viviamo, che nessuno più denuncia.
Per chi l'ha ascoltato, dovrebbe risultare chiaro il motivo per cui è impegnato in tante battaglie e soprattutto il suo esempio dovrebbe essere uno sprone anche per noi, che consumiamo comodamente le nostre vite. "La tribù dei bianchi" dovrebbe attuare una conversione, una conversione totale delle menti e del nostro agire, ma ciò non è possibile se prima non apriamo il cuore.


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Domle
Fan

Posted - 02/05/2007 :  11:01:56  Show Profile  Visit Domle's Homepage  Send Domle an ICQ Message  Click to see Domle's MSN Messenger address  Reply with Quote
http://www.youtube.com/watch?v=VHBs_LnAi6M


Controspot degli Amici di Beppe Grillo di Napoli (Geniali) a favore dell'acqua pubblica e di rubinetto.



Di lui al saluto con Lene ricordo distintamente anch'io il "Come here!" e il tendere le braccia di Lene.Domle stava proprio a fianco a me; mi sono sorpreso x un attimo, perche' Domle e' stato l'unico ad essere stato "riconosciuto", ma come dimenticare l'onnipresente tifoso del TIL?
-----Aker brygge, sarai per sempre la mia neste stopp-----
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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 05/06/2007 :  16:05:10  Show Profile  Reply with Quote
Una buona notizia

LO SPECIALE DEL TG1 DI DOMENICA 3 GIUGNO!!


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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 24/08/2007 :  20:45:56  Show Profile  Reply with Quote
Risultato finale delle firme raccolte


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Marko
Staff / Moderatore

Posted - 03/10/2007 :  14:27:26  Show Profile  Reply with Quote
Ecco nuove iniziative. In fondo all'articolo c'è un link per aderire all'appello (che contiene dei dati molto interessanti).


Cari amici di Altreconomia,
vi scriviamo perché negli ultimi mesi avete aderito alla proposta "Mettiamola fuori legge. La pubblicità, non l'acqua in bottiglia". Ormai siete più di 4 mila.
La nostra idea di regolamentare la pubblicità delle acqua minerali -pensando che questo contribuirà a ridurne i consumi e l'impatto ambientale- oggi si sta strutturando in un progetto di legge. Ne abbiamo parlato al forum di Sbilanciamoci!, a Marghera, con gestori del servizio idrico, avvocati, esperti di comunicazione e politici. Vi terremo informati.
Intanto l'idea di limitare i profitti degli "imbottigliatori" prende piede: la Regione Lazio, ad esempio, ha appena istituito un canone di concessione di 2 euro per metro cubo prelevato. È la settima in Italia. Ma non basta.
Anche i cittadini iniziano a muoversi: in tutto il Paese continuano a nascere comitati che si oppongono alle nuove concessioni per l'imbottigliamento (continueremo a seguirli, come abbiamo fatto in questi mesi).
La proposta cui avete aderito, in favore dell'acqua di rubinetto -buona, comoda, sicura e poco costosa- ha fatto rumore. "Mettiamola fuori legge" è arrivata alle orecchie dei grandi gruppi che controllano il mercato delle "minerali". A inizio agosto Ferrarelle S.p.A. ha diffidato Altreconomia dal continuare la sua azione d'informazione. Il gruppo -129 milioni di euro di fatturato e 834 milioni di litri imbottigliati nel 2006- ha chiesto alla nostra rivista di bloccare la nostra campagna.
Noi, però, abbiamo scelto di continuare. Il perché lo spiega Miriam Giovanzana nell'articolo qui sotto. Lo inviamo a voi, prima ancora che alla stampa, perché ci avete sostenuto e vi chiediamo di continuare a farlo.
Questo articolo è pubblicato anche sul sito www.altreconomia.it/acqua e sul numero di ottobre di Altreconomia, che verrà distribuito in questi giorni. Diffondetelo.

La redazione di Altreconomia

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Davide contro Golia
Altreconomia "rassicura" Ferrarelle che la diffida - di Miriam Giovanzana

Consumare acqua in bottiglia, se l’acqua che sgorga dal rubinetto è di ottima qualità, è un controsenso: costa di più, contribuisce al riscaldamento globale della terra (con i camion che la trasportano e la montagna di plastica che produce: circa 9 miliardi di bottiglie ogni anno in Italia), è più scomoda.
Ma, a quanto pare, non si può dire. O meglio non si può dire che ridurre il ricorso all’acqua in bottiglia è una buona cosa per tutti.
All’inizio di agosto infatti Ferrarelle, uno dei colossi del settore, il quarto gruppo in Italia, ci ha fatto scrivere dai suoi avvocati, diffidandoci dal continuare. Ferrarelle si sente sotto ingiusto attacco e danneggiata perché, nei nostri articoli, abbiamo associato l’immagine di due suoi prodotti (l’acqua Boario e Vitasnella) allo slogan: “Mettetela fuorilegge. La pubblicità, non l’acqua in bottiglia”.
Così ci diffida
- alla immediata cessazione della divulgazione dei suindicati articoli e delle suindicate immagini, quantomeno con riferimento ai marchi/prodotti del gruppo Ferrarelle Spa;
- alla immediata pubblicazione sul prossimo numero della rivista e sul sito internet di un comunicato di smentita circa lo specifico riferimento della opinione espressa con i suindicati articoli, ai singoli marchi/prodotti raffigurati di proprietà e comunque di pertinenza della Ferrarelle Spa;
- a non pubblicare ulteriormente articoli e/o immagini che possano ledere la reputazione commerciale della Ferrarelle Spa.

Vorremmo rassicurare Ferrarelle: la nostra “campagna di idee” non è contro di loro né ha per oggetto i loro marchi; quello che ci interessa, come giornalisti e come cittadini, è indagare il mercato delle acque minerali e come sia stato possibile convincere gli italiani a diventare i maggiori consumatori al mondo di acqua minerale.
Ferrarelle si lamenta: “Con i suindicati numeri della Rivista è iniziato un vero e proprio ‘accanimento’ da parte della Rivista, esclusivamente nei confronti di due marchi del ‘gruppo’ Ferrarelle Spa (Boario e Vitasnella) e di due del gruppo Nestlé (Vera e Panna)”.
Nessun accanimento: l’immagine delle bottiglie in questione, come desume ogni lettore che non sia in malafede, era assolutamente esemplificativa: un particolare per dire il tutto del mercato.
Come figura retorica si chiama sineddoche. Comunque, per evitare ogni equivoco e ogni interpretazione maliziosa, al posto delle 4 bottiglie e dei 4 marchi abbiamo messo, ed è quello che vedete da qualche giorno sul nostro sito, tutte le bottiglie e i marchi che ci è stato possibile rintracciare nei supermercati di Milano vicini alla redazione.

Ma perché prendersela con Altreconomia?
“La condotta posta in essere dall’Editore e dalla Direzione della Rivista –scrivono gli avvocati di Ferrarelle- costituisce una chiara e temeraria violazione dei limiti –ben circoscritti- posti al diritto di critica”.

Ecco, questa forse è la posta in gioco: abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere di giornalisti, e non è una colpa ma semmai un merito quello di citare i fatti e i protagonisti con nomi e cognomi; certo, siamo ben consci che spesso siamo dei Davide di fronte ad aziende plenipotenziarie, ma questo non ci dissuade dall’avere il coraggio (noi preferiremmo dire semplicemente: la responsabilità) di chiamare le cose con il loro nome. È questo “andare oltre il diritto di critica”?
A meno che l’andare oltre sia quell’immaginare il futuro, quel riflettere insieme sulle scelte individuali e collettive, anche sulle regole, che una comunità si dà per vivere insieme. Ecco, sì: forse quello che per qualcuno è inaccettabile è quest’idea che, per difendere l’ambiente e il bene di un’acqua che sgorga direttamente nelle nostre case, senza fatica e con bassi costi, si possa arrivare anche a immaginare di normare la pubblicità. A metterla fuori legge.
Come abbiamo già scritto, esistono diversi casi di regolamentazione della pubblicità: è vietato fare pubblicità alle sigarette, alla maggior parte dei farmaci, e in decine e decine di Paesi, Italia compresa, è vietato pubblicizzare in ogni forma (anche su riviste mediche, anche sponsorizzando congressi) il latte artificiale per la prima infanzia, che pure era nato come un salvavita: questo perché, negli anni Sessanta, la massiccia pubblicità di questo prodotto aveva quasi invertito a suo favore la tendenza naturale dell’allattamento al seno.
Ecco, questo è il tabù che rischia di scatenare le ire dei mercanti d’acqua: si può dire tutto, ma non immaginare un futuro senza pubblicità dell’acqua. Perché così, è chiaro, la partita sarebbe persa. Senza pubblicità i consumi di acqua minerale si contrarrebbero, e resterebbero alti solo là dove il servizio pubblico fosse inefficiente. O dove, per particolari motivi di salute, le acque minerali fossero indicate. O, semplicemente, per chi volesse berla.

Pensavamo che i giornali italiani non avrebbero mai pubblicato nulla di critico sulle acque minerali, visto che gli imbottigliatori sono tra i più grandi investitori pubblicitari del momento; e invece l’impensabile in questi mesi è accaduto: il sindaco di New York, Bloomberg, ha detto in luglio: “L’acqua? Bevete quella del rubinetto. È sicura, gradevole, pulita, costa meno di quella imbottigliata, è più pratica. E soprattutto: permette di risparmiare e ridurre la produzione di montagne di vetro e di plastica”. (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/07_Luglio/11/bottigliette_ny_giornale.shtml).

Il Corriere della sera e Repubblica hanno ripreso le dichiarazioni di Bloomberg e dedicato diverse pagine al tema; il caso di Gualdo Tadino e della sua piccola popolazione che si oppone a un nuovo stabilimento della Rocchetta (che abbiamo raccontato sul numero di febbraio di Altreconomia) è finito in prima serata al Tg1. Segno che i giornalisti e anche le grandi testate possono, se vogliono, non essere supini agli interessi dei loro inserzionisti.
La campagna “Imbrocchiamola” (www.imbrocchiamola.org) per chiedere al ristorante e in pizzeria l’acqua in brocca, è un’idea che è piaciuta a tanti ed è stata ripresa in centinaia di siti e rilanciata da stampa e radio nazionali.
E a Marghera, all’inizio di settembre, davanti ai ministri Mussi, Ferrero e Pecoraro Scanio abbiamo raccontato tutto ciò, e la possibilità di pensare a una “Pubblicità Progresso” a favore dell’acqua del rubinetto. Hanno alzato gli occhi, interessati.
Per questo continuiamo, perché non accada come nelle zone d’Italia dove l’acqua pubblica non è buona, oppure semplicemente non c’è, che la gente si rassegni a comperare l’acqua in bottiglia. Noi preferiamo pensare che avere acqua potabile di buona qualità sia un diritto. Di tutti.

Se siete d’accordo con noi, ora più che mai firmate il nostro appello e lasciate un commento (www.altreconomia.it/acqua)


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